Il rumore della guerra: dagli scudi ai droni, dagli elicotteri al silenzio

Un drone usato dai militari (foto Lapresse)

ROMA – Alcuni rumori della guerra non cambiano mai, sono gli stessi da quando esiste la guerra. Il rumore del pianto, i gemiti dei feriti, il silenzio dopo lo shock delle esplosioni, sono gli stessi in tutti i conflitti, a qualsiasi latitudine, dall’Afghanistan ai Balcani, dall’Europa all’Africa.

Certi suoni, invece, cambiano negli anni, col tempo. Sono quei rumori che dipendono dall’evoluzione tecnologica di un esercito o dalle scelte strategiche dei comandanti militari. A Gaza, nel recente conflitto che ha opposto l’esercito israeliano ad Hamas, uno dei rumori della guerra è stato quello dei droni di Tsahal. Il neologismo che è stato forgiato in arabo ne descrive appunto il terrificante rumore: sono gli “zananna”, i bambini che gemono.

La guerra moderna si avvarrà sempre di più dei droni. I tempi forti dei conflitti saranno segnati dal ronzante rumore di questi velivoli militari comandati a distanza. Lo abbiamo visto a Gaza, ma è già così da tempo in Yemen o in Afghanistan. Ogni guerra, nel passato, ha avuto il suo proprio sottofondo sonoro, differente secondo l’epoca e i paesi coinvolti.

Al tempo dei romani, lo spettatore avrebbe sentito il clangore degli scudi. Nella battaglia di Azincourt, il sibilo delle frecce e lo scalpiccio dei cavalli. Nella prima guerra mondiale, il rumore di fondo era quello dell’artiglieria pesante in tutta la sua gigantesca potenza di fuoco: all’epoca, i bombardamenti in Francia si potevano sentire a Dover e perfino a Londra.

La seconda guerra mondiale è stata fatta dal suono delle sirene, da quello delle bombe e da quello, assordante e spaventoso, degli aerei tedeschi: la Luftwaffe aveva equipaggiato i suoi bombardieri Stuka con delle sirene potentissime, elaborate per terrorizzare il nemico. Negli ultimi trent’anni il rumore distintivo delle operazioni militari è stato quello degli elicotteri.

Ma la guerra è anche fatta da suoni non esclusivamente legati alle armi di distruzione o all’imminente arrivo del pericolo. Fin dall’antichità, le operazioni belliche sono state inquadrate da un accompagnamento musicale. Quest’accompagnamento, nel 600 e nel 700, era composto da tamburi e trombe, e serviva a dare il passo alla truppa e a segnalare la fine dei combattimenti. Durante lo sbarco in Normandia, dei suonatori hanno dato fiato alle cornamusa per rincuorare i soldati che si addentravano nel suolo francese sotto il fuoco tedesco.

Infine, non bisogna dimenticare che c’è un altro rumore che riempie tutte le guerre e i conflitti: il silenzio. Come ricorda un generale britannico, veterano della guerra delle Falkland: «ci sono interi giorni in cui non accade nulla. C’è un detto che dice che la guerra è noia intercalata con puro terrore».

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fmontorsi