ROMA – Secondo la tradizione, il sabba è l’incontro tra le streghe e Satana che si svolge principalmente nel giorno di sabato e, più precisamente, durante la notte tra sabato e domenica. Scrive a proposito del Sabba (o sabbah in inglese): “Prima del volo, le streghe sono solite ungersi con del grasso o con unguenti magici che consentono loro di librarsi in aria e di trasformarsi, all’occasione, in creature mostruose o animali”.
“Le streghe – continua Wikipedia – giungono al luogo prestabilito (di solito in prossimità di un albero di noce) a cavallo di un animale, un bastone, una panca o una scopa”.
Qui, le streghe “trovano il Demonio ad attenderle (spesso con l’aspetto di un capro) e lo salutano con l’osculum infame” (che consiste nel baciare il sedere del Diavolo, che rappresenta l’altra sua bocca).
Ancora Wikipedia: “Prima di iniziare la festa, Satana accoglie le nuove adepte e fa loro praticare l’apostasia. Il procedimento comporta il rinnegamento della religione cristiana e il compimento di atti nefandi quali la parodia della messa, le bestemmie o il calpestamento di croci, ostie o altri oggetti sacri”.
“In seguito il Demonio dà il via all’orgia e i convitati si accoppiano tra di loro, senza distinzione di sesso. Il dato particolare è che, sempre secondo la tradizione, nel corso di questi rapporti non si prova alcun piacere sessuale e, tra le altre cose, il coito di Satana è particolarmente cruento e devastante. Dopo l’orgia comincia il banchetto, caratterizzato dalla presenza di carne di bambini e vivande succulente che, però, non hanno sapore”.
Conclude la nota enciclopedia on line: “I cibi ingeriti, tra l’altro, vengono magicamente rigenerati alla conclusione del pasto (per sottolineare la loro totale inconsistenza materiale). Al banchetto fanno seguito la danza ed il canto accompagnati da una stridente musica. Al termine del sabba il Diavolo distribuisce nuove pozioni e conferisce poteri ai partecipanti, in modo da consentire loro di compiere malefici quando torneranno alle loro dimore”.
“Il sabba delle streghe” è anche un dipinto del pittore spagnolo Francisco Goya realizzato tra il 1819 e il 1823 e conservato al Museo del Prado di Madrid.
In quest’opera Goya rovescia il rapporto tra mostruoso e umano. Per l’artista il mostruoso e il demoniaco sono il lato oscuro della stirpe umana e non forze indipendenti che le si contrappongono.
L’animale che troneggia al centro del dipinto ha infatti perduto i tratti demoniaci che si sono trasferiti agli esseri umani disposti a cerchio intorno a lui: donne da volti deformati e grotteschi che offrono dei bambini al caprone (le bestia che è nell’uomo, assurta al rango di maestro di stregoneria), uno dei quali ha smarrito la freschezza e la spontaneità che Goya attribuiva spesso ai piccoli, simbolo di innocenza, per assumere l’aspetto di un cadavere.