Ma chi è Elena Aiello? Nata a Montalto Uffugo, in provincia di Cosenza, il 10 aprile del 1895, da Pasquale, sarto, e Teresa, morta nel 1905, lasciando al mondo otto figli tutti dediti, per necessità, ad aiutare il padre, sin da subito Elena manifestò segnali di una religiosità molto spiccata: a quattro anni ripeteva a memoria le formule del catechismo, a sei anni andò alle scuole elementari delle Suore del Preziosissimo Sangue, dove ogni mattina si raccoglieva in preghiera nella cappella. Già ad otto anni le suore la portavano con loro per abituarla ad insegnare ai più piccoli.
Durante la prima guerra mondiale la ventenne Elena passava le proprie giornate assistendo i malati dell’influenza spagnola, che colpì duramente la Calabria. Insieme a lei, al fianco dei malati nonostante il rischio di contagio, le Suore del Preziosissimo Sangue, o Preziosine. Proprio dalle Preziosine Elena Aiello diventerà suor Elena, consacrandosi a Dio come monaca il 18 agosto del 1920.
E a questo punto ha inizio la “seconda vita” di Elena, quella dei miracoli – almeno per chi ci crede. “Un giorno, racconta il sito Profezie per il Terzo Millennio”, la Madre Generale, mentre saliva le scale, da un finestrino la vide nella lavanderia distesa a terra. Subito venne sollevata e messa a letto. Si constatò che dall’omero sinistro fino al collo era tutto nero. Fu chiamato il medico che consigliò un intervento chirurgico. Ma si tardò ad operare, mentre insorgeva una febbre persistente. Le Suore decisero allora di farla operare dallo stesso medico della comunità, assumendo esse ogni responsabilità”.
“Il 25 marzo 1921 (martedì santo), nello stesso dormitorio, seduta e legata ad una sedia, Elena sopportò l’asportazione della carne annerita, senza anestesia, neppure locale; tenendo tra le mani un piccolo crocifisso di legno e avendo di fronte un quadro dell’Addolorata. Insieme alla carne annerita, il medico tagliò anche dei nervi, tanto che la spalla rimase immobile e la bocca serrata. L’impressione lasciata sulla sofferente fu tremenda; per circa quaranta giorni fu tormentata dal vomito”.
A quel punto il padre. Pasquale, “molto preoccupato per la condizione di Elena, la portò a Cosenza per farla visitare. Il professore che la esaminò, così concluse: ‘Niente posso farti, figlia mia, perché sei stata rovinata; il medico che ti ha operato… non è un chirurgo; sono stati tagliati dei nervi…; solo un miracolo potrà risolvere il tuo stato di salute; ormai è già in atto la cancrena!’.” Poco tempo dopo all’Ospedale Civile di Cosenza le venne diagnosticato un cancro allo stomaco.
A quel punto Elena si rivolse con preghiere a Santa Rita domandando la guarigione dal nuovo male che l’aveva colpita. Nei suoi appunti, la “monaca santa” racconta che, mentre pregava, vide la statua di Santa Rita circondarsi di fulgori abbaglianti. Nella notte la Santa le apparve e le chiese di istituire a Montalto il suo culto per ravvivare la fede di quella gente, domandando ad Elena di fare un triduo in suo onore.
Il giorno dopo Elena ritornò a Montalto e incominciò il triduo a Santa Rita. Una volta completata l’opera, la visione si ripeté: il triduo, diceva la Santa, andava ripetuto. A quel punto Elena sarebbe stata guarita dal grave male allo stomaco. Le sarebbe rimasta l’infermità alla spalla, dovendo soffrire per i peccati degli uomini.
“E in effetti, racconta il sito Profezie, il 21 ottobre del 1921, Elena ebbe la grazia della completa guarigione dal tumore gastrico. La sorella Evangelina dalla camera attigua vide una forte luce che attraverso la fessura della porta si irradiava dalla stanza di Elena, e credendo si trattasse di un incendio si precipitò nella stanza della sorella. Si accostò al suo letto, vide che Elena era come assopita priva di sensi e preoccupata chiamò gli altri familiari, temendo addirittura che fosse morta. Rientrando nella stanza trovarono Elena assolutamente normale che raccontò loro la visita di Santa Rita, la guarigione, le parole della visione; dopo chiese qualcosa da mangiare”.
