Ma l’evento principe nella vita della monaca avvenne due anni dopo, il 2 marzo 1923. Elena era a letto sofferente per la piaga cancrenosa alla spalla sinistra. Stava leggendo il nono venerdì di San Francesco di Paola, dedicato alla povertà del patrono di Calabria, quando le apparve il Signore vestito di bianco, con in testa la corona di spine. Le chiese – racconta sempre il sito Profezie – se volesse partecipare alle sue sofferenze. Elena disse sì. “Il Signore le comunicò che voleva quella sofferenza per convertire i peccatori, per i molti peccati d’impurità, e lei doveva essere vittima per soddisfare la Divina Giustizia”.
“Allora il Signore, togliendosi dal Suo capo la corona, la poneva sul capo di lei. Elena iniziò a sanguinare progressivamente, al capo, alle mani, al costato, ai piedi. Ed i piedi in particolare presentavano una singolarità spettacolare: da una relazione medica si legge che essi risultavano ‘forati da parte a parte, come si è verificato spingendo uno stecco di legno attraverso tutte e due le piante, come se veri chiodi le avessero traforate’.” Insomma, come se avesse ricevuto le stimmate.
“Il sanguinamento delle stigmate, era così copioso da inzuppare la biancheria in cui ella era avvolta Talvolta, come affermato da alcuni testimoni, nel corso del suo rivivere il martirio di Gesù, si presentava anche il fenomeno della ‘levitazione’ del suo corpo dal lettino. Il dottor Caracciolo, un medico ‘non di chiesa’, dopo averla esaminata, esclamò: ‘Per me v’è qualcosa di sovrannaturale!’ e il dottor Molezzi, attestò che ‘tutto quello che si verifica in suor Elena Aiello avviene sotto l’influsso di una forza sovrannaturale che pertanto sfugge ad ogni controllo scientifico…’.”
Ogni venerdì del mese Elena sopportò le sofferenze “soprannaturali”. Nonostante questo la monaca calabrese si dedicava ogni giorno agli orfani e ai poveri, istruendoli e insegnando loro il catechismo.
“Nell’ultimo venerdì di marzo Elena soffrì nel corpo coperto di piaghe e Gesù le disse: ‘Anche tu devi essere simile a Me perché devi essere la vittima per tanti peccatori e soddisfare alla giustizia del Padre mio perché essi siano salvi’.”
Nel 1928, all’età di 33 anni, Elena fondò l’ordine delle Suore Minime della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. Eppure, nonostante tutti la chiamassero suora, canonicamente non lei era tale. Solo il 3 ottobre 1949, all’età di 54 anni, emise i voti perpetui ricevuti da Monsignor Aniello Calcara, Arcivescovo di Cosenza.
Tra i “miracoli” meno religiosi si ricorda quanto, l’11 settembre 1935, le cucine del convento erano vuote, non c’era nulla per il pranzo. “Mentre una consorella, Suor Angela, chiedeva alla Superiora del denaro, entrò un sacerdote che domandò di dire Messa e passò subito in sacrestia. Suor Elena, che non aveva nulla, rispose a Suor Angela di ascoltare prima la Messa, in qualche modo il Signore avrebbe poi provveduto”.
A quel punto per la cappella si avvertì un forte profumo. Suor Elena che recitava l’ufficio della Madonna, nel suo libretto, alla seconda pagina, vide tra l’immaginetta della Madonna Addolorata e quella di Santa Teresina, un biglietto da 50 lire. Era sicura che prima nel suo libretto non ci fosse proprio nulla, aveva recitato la sera precedente le medesime preghiere, nella medesima pagina”.
Della sua vicenda si interessò anche Benito Mussolini, che ricevette però una lettera che non si aspettava: la monaca gli scrisse nel 1940, alla vigilia dell’intervento italiano nella seconda guerra mondiale. Nelle parole riferite dalla suora, il Signore le avrebbe detto che Mussolini era stato mandato dal cielo per salvare l’Italia dal pericolo comunista. Ma che poi il suo comportamento avrebbe portato il paese alla rovina: “La Francia – scrive suor Elena riportando le parole che le avrebbe detto il Signore – tanto cara al mio cuore, per i suoi molti peccati, presto cadrà in rovina e sarà travolta e devastata come Gerusalemme ingrata. All’Italia, perché sede del mio Vicario, ho mandato Benito Mussolini, per salvarla dall’abisso verso il quale si era avviata, altrimenti sarebbe arrivata in condizioni peggiori della Russia. In tanti pericoli l’ho sempre salvato; adesso deve mantenere l’Italia fuori della guerra, perché l’Italia è civile ed è la sede del mio Vicario in terra. Se farà questo avrà favori straordinari e farò inchinare ogni altra Nazione al suo cospetto. Egli invece ha deciso di dichiarare la guerra, ma sappia che se non la impedirà, sarà punito dalla mia Giustizia!”.
“La lettera fu consegnata alla sorella del Duce, Edvige Mancini Mussolini, il 6 maggio 1940, che la consegnò a Mussolini qualche giorno dopo. Il 15 maggio 1943, Madre Elena mandò la seguente lettera a Edvige: “Gent.ma Donna Edvige (…) Ricordate quando il 6 maggio del 1940 dicevamo che il Duce aveva deciso di fare la guerra, mentre il Signore gli faceva sapere nella mia lettera che doveva salvare l’Italia dalla guerra altrimenti sarebbe stato punito dalla Sua divina Giustizia? (…) Ah! se il Duce avesse dato ascolto alle parole di Gesù, l’Italia non si sarebbe trovata ora in così triste condizione!…”
