Usa, Corte Suprema. Videogiochi violenti anche per minorenni

Scena da un videogioco

WASHINGTON, STATI UNITI – In base al Primo Emendamento della Costituzione sulla libertà di espressione la Corte Suprema degli Stati Uniti ha invalidato una legge varata dal parlamento statale della California che proibiva la vendita di videogiochi violenti ai minorenni. Dei 9 giudici, 7 hanno concordato con l’annullamento della legge californiana.

Il giudice Antonin Scalia, nel redigere la sentenza, ha scritto di ritenere che i videogiochi sono pienamente protetti dal Primo Emendamento. ”Come i libri, le rappresentazioni teatrali e i film che li hanno preceduti, i videogiochi comunicano idee – ed anche messaggi di carattere sociale – attraverso molti mezzi letterari familiari (come personaggi, dialoghi, trame e musica) che sono sufficienti ad includerli nella protezione fornita dal Primo Emendamento”.

La legge californiana prevedeva multe di mille dollari per quei negozi che vendevano videogiochi violenti a tutti i minpri di 18 anni. Definiva video violenti ”quelli nei quali le opzioni disponibili per il giocatore includono uccisioni, mutilazioni, smembramenti o assalti sessuali” in una maniera ”palesemennte offensiva, e stimolano nei minorenni ”interessi devianti e morbosi” senza ”alcun valore seriamente letterario, artistico, politico o scientifico”.

Prevedibilmente, l’industria dei videogiochi, con un giro d’affari annuo di 10 miliardi di dollari solo negli Stati Uniti, ha plaudito alla decisione della Corte Suprema. John Riccitiello, amministratore delegato di Electronic Arts, una delle più grandi aziende produttrici di videogiochi, ha dichiarato che ”con la sentenza escono tutti vincitori. L’alta corte ha confermato i diritti costituzionali dei produttori di videogiochi, gli adulti conservano il diritto di decidere cosa può o non può entrare nelle loro case, e i gestori di negozi possono vendere la loro mercanzia senza il timore di violare la legge”.

Dal canto suo, Leland Yee, il senatore promotore della legge californiana, ha rilasciato un comunicato in cui afferma che ”la Corte Suprema ha ancora una volta favorito gli interessi delle corporazioni piuttosto che quelli dei nostri ragazzi”. Ed ha aggiunto: ”E’ semplicemente ingiusto e sbagliato che all’industria dei videogiochi venga permesso di anteporre i loro margini di profitto ai diritti dei genitori e al benessere dei ragazzi”.

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lgermini