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Alla Vuelta di Spagna (19 agosto-11 settembre) l’ultimo show di Vincenzo Nibali, con lui lascia don Alejandro Valverde. Il ciclismo chiude una epopea

Ciclismo verso il gran finale. Partita la Vuelta di Spagna (19 agosto-11 settembre) – il terzo dei Grandi Giri con la Corsa Rosa e il Tour de France – il calendario delle due ruote riserva ancora eventi sportivi di eccellenza.

Come i Mondiali in Australia (18-25 settembre) e il Giro di Lombardia (8 ottobre), l’ultima delle cinque Classiche Monumento. In mezzo corse di grande tradizione e prestigio come il Memorial Pantani (17 settembre ), il Giro dell’Emilia (1 ottobre), le Tre Valli Varesine (4 ottobre), il Giro del Piemonte (6 ottobre), il Giro del Veneto (12 ottobre).

Il canto del cigno di Nibali

A 37 anni Vincenzo Nibali si ritira. Ma prima di tornarsene definitivamente nella sua amata Messina si concede il lusso di correre alla Vuelta, iniziata quest’anno in Olanda con la cronometro di Utrecht. È la sua ultima grande corsa a tappe, la 27esima in carriera: 11 Giri d’Italia, 9 Tour, 7 Vuelta. Per lo show conclusivo l’Astana gli ha messo a disposizione una squadra forte diretta in ammiraglia da Beppe Martinelli, direttore sportivo di lungo corso (dal 1986). Nel suo palmares di team manager spiccano la Mercatone Uno di Pantani, la Saeco di Cipollini, la Lampre di Michele Scarponi.

Vincenzo lascia le corse con un bottino stellare: due Giri (2013, 2016), un fantastico Tour (2014) ed una Vuelta (2010). Senza dimenticare le Classiche Monumento: due Lombardia (2015, 2017) e una Milano-Sanremo (2018). È uno dei 7 ciclisti ad aver vinto tutti tre i grandi giri. Li ricordiamo volentieri questi magnifici campioni, sono leggende: Anquetil, Merckx, Gimondi, Hinault, Contador, Chris Froome.

L’addio con un altro campione: Valverde

Vincenzo lascia l’attività agonistica con un altro “vecchietto” che ha dato molto al ciclismo: Alejandro Valverde, spagnolo, 42 anni, oro ai Mondiali di Innsbruck (2018), plurivincitore (5) della Freccia Vallone e della Liegi (4). Un altro fenomeno. Non a caso gli spagnoli lo chiamano “Imbatido”. O, per stima e rispetto, “Don Alejandro”.

Nella sua Murcia è amatissimo anche per la sua genuina disponibilità che lo porta ad allenarsi sulle strade di casa con i cicloamatori. Ha collezionato oltre 130 vittorie. Se ne va uno scalatore esplosivo e scattista, molto veloce negli sprint, valido anche a cronometro. Corridori così, come Don Alejandro e lo Squalo dello Stretto, forse non ci saranno più. È già iniziata un nuova era. Cala il sipario su una narrazione poetica davvero di gesta eroiche.

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Lorenzo Briotti