ROMA – La decima testa a cadere, nell’irrequieta serie A 2011-12 (l’ultima completa, secondo i Maya, prima della fine del mondo) è quella di Alberto Malesani. L’ex allenatore del Genoa paga i sei gol con cui ritorna a casa dal San Paolo di Napoli e così il panettone sfugge dei denti di Malesani quando è già scartato, coperto di zucchero a velo e messo in tavola.
Al suo posto arriva Pasquale Marino, promessa della panchina ai tempi di Catania che, negli ultimi anni ha collezionato esoneri: Udine e Parma.
La sensazione, qualcosa di più, è che gli esoneri c’entrino poco con meriti e demeriti dei tecnici. Malesani lascia un Genoa a 21 punti, decimo in classifica e nel vasto gruppo delle squadre che dopo quasi mezzo campionato non si è ancora capito che stagione sarà. La zona Europa League è a tre punti, come Roma e Napoli due squadre che sulla carta davanti al Genoa dovrebbero arrivare. Ma al presidente Erico Preziosi non è bastato ed è difficile pensare che il problema siano stati solo i gol di Napoli.
Sta di fatto che con l’esonero di Malesani la serie A eguaglia il primato di panchine saltate in una stagione. E siamo a Natale. Il record, poi, è recente: risale al 2009-2010, emblema di quello che il calcio oggi è diventato. Record nel record questa è la stagione di due panchine che saltano prima dell’inizio del campionato, quella di Roberto Donadoni a Cagliari e Stefano Pioli a Palermo sostituiti rispettivamente da Massimo Ficcadenti e Devis Mangia. Che, ovviamente, nel frattempo sono saltati e sostituiti da Davide Ballardini e Bortolo Mutti.
Alla quinta di campionato ha cambiato anche l’Inter che (via Gasperini dentro Ranieri) ed è per ora l’unico avvicendamento che sembra aver iniziato a dare qualche frutto. A Firenze, dove Delio Rossi ha preso il posto di Sinisa Mihajlovic, non si vede ancora nulla di buono. Cambi, poi, a Bologna (Pioli per Bisoli alla settima), Cesena (Arrigoni per Giampaolo all’undicesima) e Lecce (Cosmi per Di Francesco alla quindicesima). Tre squadre, come dicono gli addetti ai lavori, “pericolanti”. Per ora i risultati si vedono solo a Cesena. Resta il record e quella vecchia strategia del calcio italiano, quella del cambiare l’allenatore e sperare molto. Razionale il giusto, ma costa meno.
