ROMA – Lance Armstrong ricorrerà contro la decisione dell’Uci (non è più il vincitore di sette Tour de France a causa del doping), rischia forti conseguenze dal punto di vista economico e penale.
Erano il suo fiore all’occhiello, il suo biglietto da visita anche sui social network. Tutti cancellati. Lance Armstrong dopo anni di menzogne si è dovuto chinare all’evidenza: non è più il ‘vincitore di sette Tour’, e il colpo di spugna stavolta lo passa lo stesso ex corridore all’indomani della revoca da parte dell’Unione ciclistica internazionale dei trionfi nella corsa gialla, tutti conquistati con l’inganno sotto l’effetto di un doping scientifico e tra i piu’ sofisticati nella storia dello sport, come ha detto l’Usada nella memoria sul texano.
Armstrong farà appello contro la decisione dell’Uci davanti al tribunale arbitrale dello sport di Losanna la cui sentenza sarà irrevocabile. Questa procedura richiederà molti mesi.
Armstrong, già da tempo scaricato negli Stati Uniti, spera così di organizzare meglio la sua difesa. Armstrong è preoccupato soprattutto dell’aspetto economico, cioè quanto gli costerà tutta la vicenda. Difficile quantificare una cifra esatta.
Non stiamo parlando solamente dei premi vinti dal ciclista texano nelle corse, che interessano centinaia di persone, e che sono gestiti dall’associazione mondiale corridori. La cifra potrebbe aggirarsi intorno ai 5 milioni di euro ma ricostruire tutti i passaggi sarà un compito davvero difficoltoso.
C’è anche da considerare il fatto che gli sponsor di Armstrong sono fuggiti immediatamente dopo la decisione dell’Uci. Nike, Trek e altre portavano ad Armstrong circa 16 milioni di dollari all’anno. Non è bello associare il proprio marchio ad un ciclista che si è dopato senza misura (“Ho preso epo, testosterone, ormone della crescita, corticoidi e steroidi”, dice Armstrong ai medici che l’avevano in cura per il cancro ai testicoli, secondo le rivelazioni fatte da Betty Andreu, moglie del gregario Frankie, e da Emma O’Reilly, la massaggiatrice dei primi Tour vinti dal texano).
Non è bello neanche associare la propria marca ad un corridore che non solo si è dopato, ma che avrebbe anche mentito davanti al Gran Jury nell’affare Sca Promotion, cioè la causa che gli fece l’assicurazione per riottenere i premi vinti dopo le prime testimonianze dei suoi ex compagni. Armstrong, davanti al giudice, ha sempre negato di aver utilizzato doping e perfino di aver avuto qualsiasi tipo di contatto con Michele Ferrari, uno dei tre medici che secondo l’Usada gestiva tutto il “sistema” del doping. La vicenda è stata riaperta grazie alle prove raccolte dall’Agenzia americana antidoping.
Armstrong rischia grosso: sia in termini di denaro, circa 8 milioni di dollari da restituire alle assicurazioni, sia dal punto di vista penale.