«Ascoltando il pensiero di Massimo Oddo mi sono sentita ferita, fallita, indignata, toccata nell’anima, e perciò scrivo per far conoscere il mio pensiero». Questa l’introduzione della lettera che un’educatrice di asilo nido precaria, Aurora Luongo, ha scritto a Massimo Oddo, portavoce dell’Associazione Calciatori, al presidente della Lega Calcio Maurizio Beretta, ai presidenti e ai capi ultras delle squadre di serie A, alle redazioni sportive di Rai, Mediaset e Sky e al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Nella lettera, intitolata ‘Indignazione di una precaria disoccupata tifosa, anzi ex tifosà, Aurora Luongo parte dalla frase pronunciata da Oddo, «Noi siamo persone non siamo oggetti», per criticare la decisione di proclamare lo sciopero di una categoria, come quella dei calciatori, a suo dire privilegiata.
«Purtroppo – scrive – noi non ci sentiamo nemmeno persone, ma solo schiavi, che pur di arrivare a fine mese, anzi a fine giornata, siamo costretti ad accettare di lavorare in qualsiasi condizione. Oltre a curare i tuoi interessi e leggere i giornali sportivi, ti è giunto all’orecchio delle gravi problematiche sul mondo del lavoro?».
«Noi disoccupati, precari, poveri – prosegue la lettera – dobbiamo, anzi ci costringono a farlo, arrovellarci su come arrivare a fine mese, combattiamo perchè vorremmo una svolta nella nostra Italia e voi avete deciso di scioperare per motivi a me futili, visto i vostri lauti guadagni che offendono tutti, lavoratori e non. Come faccio a spiegare ad un bambino tifoso, anzi amante del calcio, del vostro sciopero, bambino a cui spesso si deve dire no anche per una semplice bustina di figurine?».
«Spero di avere una risposta a questo mio scritto – conclude Aurora Luongo – che dia un senso alla vostra iniziativa e al mio sentirmi ‘nullà, per poter ritornare ad essere una fiera tifosa delle squadre italiane di calcio».