Quattro anni ancora, il Mondiale in Italia. Un’Argentina brutta e cattiva, Caniggia che spegne le Notti Magiche, Maradona a Napoli gioca in casa.
A Roma invece i fischi all’inno argentino prima della finale con la Germania, l”hijos de puta’ sulle labbra del ’10’ in tv. Due Mondiali sarebbero stati troppi o pochi, per uno che avrebbe potuto vincere anche nel ’78, a 18 anni, se Menotti non l’avesse scartato per l’età . Ma 32 anni dopo il ”traditore” per Diego è Carlos Bilardo, ct dell”86.
Napoli era con lui perché Maradona le aveva dato tutto, dall”84 e per sette anni. L’orgoglio, il riscatto, la felicità , finalmente Juve, Milan e Inter sotto. ‘Giulietta e’ ‘na zoccola’ a seppellire con uno striscione i veronesi che invocavano il Vesuvio.
E ‘Che vi siete persi!’ fuori del cimitero dopo il primo scudetto. O era il secondo? Ma che conta… In sessantamila al San Paolo per i primi palleggi, gli stessi rimasti senza festa di compleanno.
I gol da centrocampo, la Coppa Uefa, la MaGiCa con Giordano e Careca agli antipodi del sacchismo. L’amore dei compagni anche se non si allenava, ma in partita c’era sempre. La fine improvvisa del sogno, il Te Diegum malinconico degli intellettuali.
Dieguito a Napoli è stato anche amico dei camorristi Giuliano, le feste e le vasche da bagno a conchiglia. Inghiottito consenziente nella pancia della città .
E il figlio voluto solo da una ragazza, incontrato dal padre una volta o due. Diego junior, condannato a giocare a pallone, che dal mito non ha avuto né affetto né talento.
Una passione totale con Napoli, tanto che dopo l’addio i tifosi sono passati in pochi anni dai premi fair play alla violenza.
