”In Italia siamo all’anno zero – accusa – Da noi c’è l’idea che il calciatore deve allenarsi perché è un professionista come se l’allenamento fosse quella specie di paravento per tutte le boiate che si fanno durante la preparazione atletica. In Italia si lavora secondo un concetto contrario alla biofiosiologia umana: se due atleti stanno calando di condizione gli si fa riprendere subito la preparazione, ma questa è follia pura.
Così succede che riprendono la preparazione e alla prima partita si rifanno male. Qui il gioco del calcio è talmente distorto che a volte il miglior allenamento diventa quello che non si fa”.
”E’ possibile impostare una preparazione di 60 giorni – il suo consiglio -, rispettando anche tutti i sabati e le domeniche, ma una volta riempito il serbatoio, durante il periodo agonistico, non bisogna più aggredire l’atleta con una preparazione fisica, ma farlo giocare con il pallone. Beato Mourinho, è l’unico che ha capito che questa è la strada giusta. L’efficienza di un calciatore non viene meno perché è allenato poco, ma perché il sistema nervoso centrale è stanco e deve riposare”.
”I nostri preparatori – insiste – non sanno cosa sia il sistema nervoso scarico. Noi alleniamo gli ormoni, ma gli ormoni vengono mossi da motivazioni psichiche forti che sono all’interno del sistema nervoso centrale. Sono le emozioni che danno la lucidità, la freschezza mentale e le motivazioni per scattare dietro al pallone come una vipera. Pensiamo ai panchinari – conclude Vittori – che hanno il fuoco dentro e bruciano il legno della panchina da tante motivazioni hanno in corpo. Un esempio? Pippo Inzaghi: a 37 anni, ha una biologia giovanile che gli permette di fare due gol in 25 minuti come con il Real Madrid”.
