Ronaldo, a quanto sembra, soffre di una certa nausea da eccesso di calcio. E lo ha manifestato oggi, riferisce Uol online, in dichiarazioni rilasciate durante la sua visita al Forum internazionale di calcio 2010, in corso a Rio de Janeiro. ”Non mi piace parlare di calcio. Non mi piace seguire le partite alla tv, anche se il calcio resta la mia passione. Comunque sto parlando e respirando tutto ciò da 16 anni e, quindi, ne ho un po’ le palle piene”.
Tale saturazione, comunque, non dovrebbe incidere sulla sua preparazione per il 2011. Il Fenomeno del Corinthians ha infatti assicurato: ”Il prossimo anno mi impegnerò come se fosse il primo. Al massimo. Voglio ripagare con qualche alloro tutto l’affetto che ricevo”.
Ronaldo sarà la star del Corinthians anche per la prossima stagione quando la squadra, ancora una volta, cercherà di conquistare la Coppa Libertadores, mai raggiunta.
Per se stesso, una volta smesso di giocare alla fine del 2011, Ronaldo potrebbe riservare un futuro da sindacalista. Al primo punto del suo eventuale impegno ci sarebbe il tentativo di ‘rimodellare’ l’attività delle squadre brasiliane. ”Il calendario del calcio brasiliano è molto lungo, ci sono troppe partite – ha spiegato il Fenomeno . Nell’anno solare noi del Corinthians ne abbiamo disputate 70, 6 in più di quante ne giocherà il Barcellona. In altri paesi d’Europa gli impegni sono suddivisi ancora meglio. I club giocano e metà settimana e nel week end per tre mesi, poi scendono in campo solo una volta alla settimana. Qui ancora non si è capito che un calendario troppo lungo pregiudica il rendimento degli atleti”.
”E poi – ha aggiunto un Ronaldo infervorato – credo che da noi le vacanze dovrebbero durare di più. In Europa i calciatori hanno 40 giorni di ferie, ma la colpa di tutto ciò è nostra, di noi giocatori perché non siamo un movimento unito. In Spagna ed in Italia gli atleti si riuniscono e per ottenere ciò che rivendicano non esitano a proclamare uno sciopero. Noi dobbiamo migliorare molto, il sindacato dovrebbe essere più partecipativo: ci chiamano miliardari, ma il 95% dei calciatori che operano in Brasile prende il salario minimo”.
E non ha neppure la pensione. ”Una volta parlando con Lula – ha rivelato Ronaldo – gli ho chiesto perché noi calciatori non dobbiamo avere una vera e propria pensione. Lui mi ha risposto che uno di noi al massimo gioca 20 anni, mentre per avere una pensione un lavoratore normale deve versare 35 anni di contributi. Va bene, ma bisogna assolutamente trovare una soluzione, e mi voglio impegnare per questo”.