MILANO, 1 GIU – Si consideravano una sorta di ''movimento'' calcistico, non certo nel senso sportivo del termine, perche' il loro schema di gioco si basava ''sulla corruzione dei giocatori'', che per alcuni erano anche compagni di squadra o avversari. Erano divisi in due gruppi, gli ''zingari'' e i ''bolognesi'', ma di scommettitori ce n'erano anche ''in Albania'', a Pescara, a Bari, a Milano, perche' il fine ultimo dell'associazione per delinquere, composta da giocatori e titolari di agenzie di scommesse, era ''manipolare'' piu' partite possibili per incrementare le vincite.
E' questo il quadro della clamorosa inchiesta sul 'totonero', che emerge dall'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Cremona, Guido Salvini, a carico di 16 persone, tra cui l'ex bomber della Lazio e della Nazionale, Beppe Signori. Era lui il ''leader indiscusso, per ragioni di prestigio personale'' nel mondo calcistico, del gruppo dei bolognesi, mentre a capo dell' altro ramo dell'organizzazione, ''la cui composizione interna non e' del tutto nota'', c'era Almir Gegic, detto ''lo zingaro'', slovacco calciatore del F.C. Chiasso, anche ex compagno di squadra di Mauro Bressan, anche lui ai domiciliari, come Signori.
''La frequenza delle manipolazioni – scrive il gip – e' impressionante, e si giunge a situazioni in cui sono gestite contemporaneamente fino a cinque partite di calcio da manipolare''. Le partite piu' appetibili erano senza dubbio quelle ''della Lega Pro, nell'ambito della quale, con stipendi piu' bassi e blasone meno alto, e' piu' facile e meno rischioso convincere anche calciatori che non fanno parte gia' del sodalizio''. Per il gip, in ogni caso, ci si trova davanti a un'associazione ben radicata ''che opera da anni, fatto che si desume'' dalla ''disinvoltura con la quale ogni settimana il gruppo incide, o cerca di incidere sui risultati delle partite di calcio'' anche ''di serie B e qualche volta di partite di serie A''. In una telefonata tra Bressan e Antonio Bellavista, ex capitano del Bari ora in carcere, intercettata l'11 marzo scorso, infatti, si parla del gruppo degli 'zingari' che e' disposto a mettere sul 'piatto' 400 mila euro per alcune partite ''di serie A''. 'Zingari' che erano anche ''interessati a giocare denaro sull'incontro di calcio Inter-Lecce (del 20 marzo scorso, ndr) chiedendo pero' nella circostanza a titolo di garanzia di poter incontrare almeno due calciatori''. La 'combine' poi non ando' a buon fine e Signori e altri due 'bolognesi', stando all'ordinanza, persero i 150 mila euro che avevano scommesso.
Un giro di denaro, secondo il giudice, che e' ''terreno fertile per l'insinuazione di elementi di una criminalita' organizzata ai piu' alti livelli'', perche' vengono ''investiti da questi gruppi per ogni partita 'truccata' capitali dell' ordine delle centinaia di migliaia di euro''. Soldi poi di cui non e' nota la ''provenienza'' e che possono far pensare anche a forme di ''riciclaggio'' che stanno dietro e alla base delle scommesse. A volte pero' le 'puntate' vanno male, come quella del 25 febbraio scorso sulla partita Livorno-Ascoli: avevano scommesso sulla vittoria dei toscani e il match invece fini' 1-1. ''Se questi non entrano neanche in area, io non posso buttare la palla nella mia porta con le mani'', avrebbe detto Vittorio Micolucci, difensore dell'Ascoli, finito ai domiciliari, stando al racconto di Marco Pirani, finanziatore dell'associazione, captato al telefono dagli investigatori.
D'altronde, spiega il gip, un ''calciatore corrotto sul quale poter contare'' e' ''quello che manca un goal fatto, o che 'stende' l'attaccante per provocare un rigore, o che si fa espellere, o che si fa sfuggire la palla dalle mani, se e' un portiere''. Si puo' fare molto, dunque, tranne un autogol con le mani.