Dalle carte della procura, inoltre, emergerebbe che la “banda” del calcio scommesse evidentemente aveva timore di essere scoperta attraverso intercettazioni. E tentava quindi di adottare degli escamotage, come comprare i cellulari dai cinesi. O, ancora meglio, utilizzare cellulari intestati a stranieri. Scrivono Andrea Galli e Giuseppe Guastella sul ‘Corriere della Sera’: “Si cambiano frequentemente i telefonini usati per le conversazioni, come se ci si sentisse sotto controllo. Anche andando a comperarli nella Chinatown di Milano, dov’è notoria la presenza di negozi che vendono cellulari ritenuti (con una evidente illusione) a prova di intercettazioni, oppure non registrati o anche riconducibili a stranieri immigrati. Uno dei cellulari di Paoloni risulta intestato a tale Yang Guangzi, un cinese residente in via Paolo Sarpi”.
Nelle carte dei pm la vicenda di Paoloni si fa anche tragedia familiare, oltre che umana. In un passaggio delle intercettazioni, scrive sempre ‘Il Corriere della Sera’, si sentirebbe l’ex portiere litigare con la moglie proprio sul nodo del calcio scommesse.
Paoloni: “Amore… amore… ma guarda che io forse ho speso 50 euro non di più te lo giuro su nostra figlia!… Comunque poi quando vieni a casa ne parliamo bene”.
Michela non crede al marito: “Vaf… a te e a tutte le ca… che spari, alla vita che mi stai facendo fare, a tutto…”. E ancora: “Sei così bugiardo da aver pure giurato sulla bambina”. E poi: “Sono così triste che non so neanche se tornare più a casa, non vedo vie d’uscita”.
Michela: “Hai preso pure il bancomat? Hai utilizzato il bancomat?”.
Paoloni: “Nooo…”.
Michela: “Eh a me sembra di sì… perché l’avevo messo in un posto ben preciso e sono andata a vedere e sta dietro rispetto a tutto… dove l’avevo messo io… quindi… penso proprio che hai utilizzato proprio il bancomat…”.
Paoloni: “Vieni a casa dai…”.