ROMA – Troppe squadre, giocatori troppo pagati, giovani lasciati ai margini. Queste le accuse al calcio professionistico in Italia lanciate dal presidente della Lega Dilettanti e vice-presidente vicario della Figc, Carlo Tavecchio, in un'intervista a Calciomercato.it, in cui ha parlato anche di calcioscommesse e dello scudetto 2006.
Tavecchio ha le idee chiare sulle principali cause della perdita di competitivita' del calcio italiano: ''In un momento di crisi – ha detto – non possiamo permetterci 132 societa' professionistiche quando ce ne sono 60 in Inghilterra, meno di 50 in Spagna, in Francia e in Germania. Poi – ha aggiunto – le remunerazioni hanno superato il limite della decenza: la media degli stipendi in Serie A e' di 1,3 milioni l'anno''.
Altro tasto dolente e' quello dei giovanili, visto che ''le societa' di A utilizzano quasi tutti stranieri e cosi' non si riesce a tirar fuori i nostri''. ''La politica fatta dai professionisti ha procurato vantaggi solo al di fuori del nostro sistema – ha concluso il vicepresidente federale – Credo che la Figc debba prendere in mano il pallino, perche' il futuro, cosi' impostato, non valorizza la materia prima calcio in Italia''.
In merito al 'calcioscommesse', Tavecchio ha sottolineato che la responsabilita' oggettiva delle societa' va mantenuta ''come deterrente''. Infine ha difeso la decisione del Consiglio federale di non revocare lo scudetto 2006 all'Inter: ''A titolo personale – ha detto Tavecchio a proposito delle intercettazioni relative all'Inter – credo che Facchetti rispondeva con il tirasassi ai bazooka, pero' questo non c'entra con la questione legale. Noi non siamo giudici, siamo un organo amministrativo. Certe responasabilita' spettano ad altri. Il dottor Palazzi ha dichiarato la prescrizione. Moratti, se vuole togliersi la prescrizione, deve farlo lui, non noi''.