Calciomercato Inter, Leonardo: fantasia e diplomazia

Dopo la parentesi del poco atletico Rafa Benitez, l’Inter accoglie in panchina un nuovo volto da copertina. E’ quello di Leonardo Nascimento de Araujo, o semplicemente Leonardo, che ha trascorso 13 dei suoi 41 anni sulla sponda ‘nemica’ del Milan. Faccia da bravo ragazzo, con i suoi modi eleganti, il brasiliano ha un ‘appeal’ che puo’ almeno competere con Jose’ Mourinho. Ha praticamente ha saltato la gavetta: deroga grazie al Mondiale vinto con la Selecao nel 1994 e subito un incarico prestigioso, prima di prendere il patentino.

Gli e’ capitato di perdere la voce alle prime partite, di esitare su qualche sostituzione. Ma e’ sempre apparso in controllo. Anche nel doloroso divorzio, causa ”incompatibilita”’ con il ”narciso” presidente Silvio Berlusconi, che lo considerava ”un testone”. Questa indipendenza intellettuale ha fatto breccia in Moratti, che da anni lo stima e ammira, Leonardo ha declinato un’offerta in estate, aveva bisogno di smaltire lo stress accumulato.

Ora e’ il momento giusto: torna a vivere e lavorare a Milano, dove ha una casa e una compagna. Stella dai buoni sentimenti, Leonardi esordisce in patria a 18 anni e prima di arrivare al Milan nel 1997 gioca nel Flamengo, nel San Paolo (batte i rossoneri nell’ Intercontinentale del 1993), al Valencia, in Giappone e al Paris Saint-Germain. Dove va impara la lingua (ne parla quindi cinque) e, tranne che in Spagna, vince: in rossonero uno scudetto e una Coppa Italia, fra lampi di classe e infortuni. Quando appende gli scarpini al chiodo, il Milan non si lascia scappare un grande conoscitore di calcio con il talento nelle pubbliche relazioni.

Diventa dirigente, responsabile di Fondazione Milan; ma anche consulente di mercato (grazie a lui arrivano Kaka’, Pato e Thiago Silva) e diplomatico, con la missione di appianare divergenze con la Federcalcio brasiliana. Come tecnico Leonardo si ispira a Tele’ Santana, ct del Brasile ’82. Al Milan ha puntato sul ‘4-2-e fantasia’, modulo sbilanciato in avanti ma funzionale finche’ Nesta e Pato non si sono infortunati. Predilige una preparazione atletica ‘alla Mourinho’, con il pallone, e si considera ”un gestore”. Refrattario alla polemica (”si possano dare bastonate senza alzare la voce: cosi’ Gandhi ha liberato l’India”). Su insegnamento di genitori ed allenatori, crede nella ”strategia dell’amore e degli abbracci”.

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