Un ”matrimonio” quello tra la Roma e la famiglia Sensi durato 17 anni e ”minato” da un debito di 325 milioni che Unicredit da oltre un anno chiede che venga saldato. Una storia iniziata nel 2004 con Capitalia, allora guidata da Cesare Geronzi, e che prosegue oggi con Unicredit, che nel frattempo ha assorbito la banca romana.
Il tentativo di Italpetroli, holding della famiglia Sensi, di rientrare dall’indebitamento contratto con gli istituti bancari, in pratica va avanti da oltre sei anni. E’ alla fine del 2007 però che inizia il braccio di ferro tra la famiglia e la banca: Unicredit nel luglio 2008 rinuncia all’opzione del 2% che le avrebbe consentito di salire al 51% di Italpetroli e rinegozia un nuovo piano.
La prima scadenza è per dicembre: 150 milioni che però non arrivano nelle casse di Piazza Cordusio, che concede una proroga al giugno successivo. Ma anche questa scadenza non viene rispettata. Sono i mesi in cui si inizia a parlare di cessione della Roma, uno egli asset di maggiore peso di Italpetroli, per ripianare i debiti, ma tra ipotesi russe, arabe e americane, fra il finanziere George Soros e l’agente Fifa Vinicio Fioranelli, non se ne fa mai nulla. Nemmeno la ventilata trattativa con l’imprenditore farmaceutico Francesco Angelini, che parla espressamente di interesse verso la società giallorossa, va a buon fine.
L’ultimo anno, da quando Unicredit chiede garanzie per il rientro del debito, è scandito da incontri, prese di posizione e comunicati, e rinvii, come quello di lunedì 5 luglio.
Ecco le tappe della vicenda:
29 maggio 2009 Con un comunicato ufficiale, Italpetroli annuncia ”di avere avviato dei contatti con Mediobanca” e comunica ”l’intenzione di Compagnia Italpetroli di avvalersi della stessa per studiare le migliori modalità per gestire l’attuale situazione debitoria nei confronti del ceto bancario”.
2 settembre 2009 Pressing di Unicredit nei confronti di Italpetroli, perchè la società guidata dalla famiglia Sensi rientri dall’esposizione di circa 277 milioni di euro nei confronti della banca. Vengono preparati i documenti da presentare al giudice per il pignoramento di tutti gli asset della holding di casa Sensi, eccetto la As Roma, e fa partire i decreti ingiuntivi presso il Tribunale.
23 novembre 2009 Il sindaco di Roma propone una mediazione. In Campidoglio si tiene l’incontro tra i rappresentanti di Italpetroli e Unicredit ma si conclude con un nulla di fatto ammesso dallo stesso Alemanno, che parla di ”clima gelido”.
26 novembre 2009 Italpetroli smentisce di aver dato mandato a Mediobanca per la cessione di tutti gli asset del Gruppo e definisce le notizie circolate prive di fondamento. In particolare, viene precisato, non ha conferito a Mediobanca alcun mandato a vendere il pacchetto di controllo dell’As Roma.
3 giugno 2010 Alla vigilia della prima udienza dell’ arbitrato, il gruppo Italpetroli risponde, attraverso un comunicato, alle indiscrezioni di stampa su un possibile fallimento dell’azienda facente capo alla famiglia Sensi. ”Tali pseudo notizie, la cui origine e la cui finalità sono del tutto chiare, non ci sorprendono, ma comunque ci indignano, poichè ancora una volta non si è esitato ad aggredire e denigrare un gruppo di imprese sane e i suoi lavoratori, nonchè una società sportiva, come l’As Roma, che gode di ottima salute, senza alcun rispetto per la passione di milioni di tifosi”.
4 giugno 2010 L’udienza per l’arbitrato tra Unicredit e Italpetroli viene rinviata al 23 giugno. Unicredit risponde a Italpetroli con una nota, smentendo ”le gravi insinuazioni” contenute nel comunicato stampa diffuso da Italpetroli.
23 giugno 2010 L’udienza arbitrale dura tre ore e viene aggiornata al 5 luglio.
5 luglio 2010 Il tentativo di conciliazione tra Unicredit e Italpetroli va a vuoto e viene nuovamente aggiornato, a giovedì 8 luglio.