“Non ho mai dato schede telefoniche svizzere a nessun arbitro”. Così Luciano Moggi nel corso della trasmissione di Canale 5, ‘Matrix’, dedicata allo scandalo di Calciopoli. L’ex direttore generale della Juventus, rispondendo alle domande in studio, ha ammesso di aver fornito “due schede ai designatori Bergamo e Pairetto. Me la hanno chieste loro, io ne avevo due in più e le ho date. Non può essere un problema mio, al massimo è loro”.
“Le schede svizzere le ho prese per proteggermi dallo spionaggio sul calciomercato – le parole di Moggi – E poi è emerso che nel negozio dove le ho acquistate si sono serviti altri uomini del calcio tra cui anche Marco Branca (dirigente dell’Inter, ndr)…chi mi dice che queste schede non hanno fatto un giro particolare?”. “Gli arbitri? Non le avevano, ma se si credeva il contrario perché non si è fatto un blitz notturno a Coverciano per sequestrarle? Non lo hanno fatto perché sapevano che non le avrebbero trovate – l’argomentazione dell’ex dg bianconero -. E poi non è vero nemmeno che non si potevano intercettare, per farlo infatti non sarebbe servita alcuna rogatoria internazionale”. A sostegno della propria tesi, poi, Moggi ha portato alcune statistiche, in termini di punti guadagnati dalla Juventus quando la Vecchia Signora si è trovata ad essere arbitrata da quegli arbitri indicati come possessori di schede svizzere: “Con loro avevamo una media di 1,80 mentre con Collina e gli altri si arriva a 2,60”. Moggi, però, nel corso della trasmissione è anche tornato sul “memoriale Facchetti”, consegnato dal figlio dell’ex presidente nerazzurro alla procura di Napoli. Su quei fogli, Giacinto Facchetti aveva annotato le circostanze che gli erano state confidate da Danilo Nucini, arbitro fino al 2005, circa i rapporti fra Moggi, esponenti della classe arbitrale e i dirigenti di alcune società.
“Nucini era un arbitro in attività e frequentava la sede dell’Inter, perché l’ufficio inchiesta non si è mosso?” si è domandato Moggi, che poi è passato ad attaccare anche il Milan e, nello specifico, l’addetto agli arbitri Leonardo Meani: “Perché Collina gli diceva di voler parlare con i suoi dirigenti a tarda sera nel suo ristorante, entrando magari dalla porta posteriore per non essere visto? E perché me lo sono ritrovato a parlare sempre con Collina e con la terna arbitrale prima della finale di Supercoppa italiana a New York? Come si dice, a pensar male si fa peccato, ma qualche volta ci si prende.”.