Ancelotti: “In Champions favorite Real e Barcellona. La Juve può stupire”

Ancelotti (LaPresse)

PARIGI (FRANCIA) – Carlo Ancelotti, ospite assieme ad altri colleghi come Mourinho al convegno Uefa di Nyon, è pronto nuovamente a dar battaglia con il suo Paris Saint-Germain in Champions League. Una coppa che il tecnico di Reggiolo conosce bene avendola già vinta ben due volte da allenatore del Milan (e altre due da calciatore rossonero).

Nell’intervista rilasciata in esclusiva a La Gazzetta dello Sport, Ancelotti ha parlato a 360 gradi del nostro calcio, di quello europeo e dei progetti futuri del Psg. “Farò di tutto per vincere. L’obiettivo è chiaro: conquistare lo scudetto in Francia, superare il girone in Champions League e poi chissà…”. “Che cosa manca al Psg per arrivare sul tetto d’Europa? A livello tattico non siamo ancora equilibrati. Ma il lavoro principale da fare riguarda l’aspetto psicologico. Dobbiamo tutti aver voglia di dimostrare che siamo forti, dobbiamo stupire la gente.”

Capitolo Champions League. “Favorite? Due: Barcellona e Real Madrid. Il Barcellona è forte anche senza Guardiola, però li ho visti meno aggressivi e un po’ più disattenti in difesa. Insomma, mi sembrano più vulnerabili rispetto al passato. Sorprese? Lo Zenit di Spalletti e il Manchester City del Mancio, anche se è capitato in un girone di ferro con il Real Madrid.”

Ed infine una riflessione sul calcio italiano. “Il calcio italiano, a causa della crisi economica, sta vivendo una fase di transizione. Il Milan tocca ad Allegri sistemarlo dopo gli ultimi acquisti. Nel dna del club c’è la Champions più del campionato, questo non va mai dimenticato. La Juventus, in Europa, può stupire. Ha un gioco basato sulla velocità e sull’intensità, l’anno scorso ha vinto lo scudetto anche perché aveva un solo impegno, vedremo come reagirà al cambiamento. Non è facile gestire due competizioni. Comunque la Juve, nell’ultima stagione, mi ha davvero impressionato e il merito sta in tre nomi: Conte, Pirlo e Agnelli. Il presidente l’ho conosciuto quando ero alla Juve e si vedeva che sarebbe diventato un grande dirigente.”

 

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FIlippo Limoncelli