Carlo Ancelotti e me, permettetemi una botta di orgoglio: sono stato il suo primo allenatore. Si proprio di Carlo Ancelotti, il mister del momento, celebrato in tutto il mondo.
L’altro giorno ha vinto lo scudetto di Spagna con il Real Madrid. Solo lui ha vinto i 5 campionati Top: Italia , Francia, Germania, Inghilterra, Spagna. È unico. Adesso lo chiamano Re Carlo. Ma le sue origini sono modeste. Vi racconto due o tre cose – mai dette da nessuno – che fanno capire meglio il personaggio .
In Lombardia Ancellotti con ”due elle“, in Emilia con una “elle” sola. Me lo detto ieri suo cugino Giacomino che abita a Gonzaga (Mantova), il primo comune lombardo che si incontra entrando dall’Emilia. Gli Ancellotti sono tutti mantovani. La maggior parte si è fermata a Gonzaga. Giuseppe, il papà contadino di Carlo, cercava un fondo e lo ha trovato “3 km più in giù “. A Reggiolo che è appunto il primo comune emiliano che si incontra entrando dalla Lombardia. Reggiolo e Gonzaga sono così vicine che hanno in comune anche la stazione ferroviaria.
I PRIMI CALCI DI CARLO ANCELOTTI
Carlo, con i cugini Giancarlo e Giacomino, ha imparato a dare calci al pallone nell’aia della cascina che gli Ancellotti avevano a fianco della chiesa parrocchiale di Gonzaga. Si giocava con una raccomandazione: dopo la partitella tutti in casa a recitare il Rosario. Tutte le sere, prima di cena. Dove non mancavano mai lambrusco e salame.
IL TROMBONE DEL CIRCO ORFEI
Era di Reggiolo. Si chiamava Enea Schiavon. Aveva da poco smesso di suonare nell’orchestra del circo e aveva trovato posto da bidello alle Medie di Reggiolo. Eravamo amici, suonavamo insieme ai funerali. Durante la ricreazione scolastica seguiva con attenzione Carletto. Mi dice: ”Ancelotti è pronto per un torneo. Il ragazzino. ci sa fare “.
ANCELOTTI AL FESTIVAL DELL’UNITÀ
Gli organizzatori mi chiamano e mi dicono di fare una squadra per il torneo giovanile del Festival che si svolgerà sul campo della Fiera Millenaria. Mi faccio aiutare da un meccanico, esperto di tornei di calcio. Massaggiatore chiamo Fifola, il clown di Enzo Tortora, vicino di casa. Aiutante in panchina il postino Pizzi che godeva di buona fama
per aver segnalato un ragazzino al Lanerossi Vicenza, poi finito in serie A.
Schiero Carlo mezza punta alle spalle di Moscardini, il piccolo bomber del villaggio. Morale: vittoria a mani basse. Micidiale Ancellotti nei tiri da fuori area. Vince anche la prima coppa fornitaci dalla Lubiam. È il primo trofeo di una lunga serie.
TUTTI ALLA “BETTOLACCIA”
Finite le premiazioni porto la squadra in una bettola assai ruspante. Ci sentivano il Real Madrid. Poi Carlo ha fatto la sua strada nel rispetto delle proprie radici, con i valori della Bassa contadina. La sorella Angela mi tiene aggiornato. “Carlo? È quello di sempre “. Cioè un uomo buono.