MILANO – Una ferita ancora aperta. Undici anni dopo la finale di Istanbul tra Liverpool e Milan, Carlo Ancelotti non riesce a farsene una ragione: “Ho riguardato quella partita – ha rivelato a goal.com -, ma solo il primo tempo perché nel secondo ho rotto la tv“. Una partita maledetta, quella finale di Champions League. Milan avanti 3-0 all’intervallo, con il Liverpool in grado di pareggiare in 6′ e trionfare ai rigori. “Ci sono state molte congetture riguardo quella finale ma non è vero che festeggiammo negli spogliatoi. Ho giocato tante finali da allenatore e quella – racconta – fu la miglior finale mai disputata. Quando però arrivammo ai calci di rigore fu impossibile vincere. I giocatori non erano più lucidi, non avevamo più la testa giusta per calciare i rigori, per questo perdemmo”.
Aggiunge il sito della Gazzetta dello Sport:
Ancelotti spiega cosa avvenne tra il 9′ e il 15′ del secondo tempo: “Ci furono solo sei minuti in cui giocammo bene – dice – e per me fu impossibile cambiare qualcosa. Molte persone mi hanno detto che avrei potuto cambiare qualcosa, ma non fu possibile. Quando subimmo il primo gol pensai ‘Cosa sta succedendo?’, ma non ebbi tempo di far nulla perché loro segnarono velocemente anche il secondo gol e poi il terzo. Dopo che la squadra riprese a giocare, apportai alcuni cambiamenti in vista del finale di gara, facendo solo delle sostituzioni per avere in campo giocatori freschi, ma fu impossibile fare dei cambi in quei sei minuti”.
“Ho giocato tante finali da allenatore e quella fu la miglior finale che abbia mai giocato – rivela Ancelotti -. Non quella di Manchester, né quella di Atene o di Lisbona, ma quella di Istanbul. La squadra giocò molto bene, non solo nel primo tempo dove stavamo vincendo per 3-0, ma anche nella ripresa e nei supplementari. Avemmo tante occasioni per vincere la partita prima dei rigori. Quando però arrivammo ai calci di rigore fu impossibile vincere. I giocatori non erano più lucidi. Continuavamo a pensare come fosse stato possibile che, dopo aver giocato così bene, la finale dovesse essere decisa ai rigori. Non avevamo più la testa giusta per calciare i rigori, per questo perdemmo. Avevamo alcuni ottimi rigoristi, ma in situazioni come quella non si deve pensare tanto alla tecnica, occorre pensare solo all’aspetto psicologico. Non ci si può allenare per i rigori, perché non si può ricreare l’atmosfera e la pressione che si hanno in quei momenti. Se sei tranquillo e sicuro puoi calciare il rigore e segnare, se non lo sei allora è impossibile”.