Cartellino rosso per le bestemmie in campo, tremano veneti e toscani

«Ho uno zio un po’ porcellino». Se l’è cavata così Gigi Buffon, sorpreso dalle telecamere in due fragorose bestemmie dopo aver subito il gol del 2-2 nel corso di Juve-Genoa.

Se la nuova regola voluta dalla Figc – che prevede la squalifica per chi bestemmia in campo – fosse già attuabile (lo sarà dai primi di marzo), il numero uno bianconero sarebbe stata la prima vittima di una regola che seminerà scompiglio nel mondo del calcio.

In televisione esiste da tempo (ne sanno qualcosa i concorrenti del Grande Fratello), su un campo di calcio è una novità di non poco conto, che apre scenari tutti da scoprire.

La prova tv pesca il labiale, ma tra Dio e zio, o Dino, la differenza non è moltissima. Tutt’altro. Quanti cavalcheranno l’onda dello zio porcellino? Tanti, con una valanga di ricorsi che si riverserà sul tavolo del giudice sportivo.

Fatta la regola trovato l’inganno. È solo questione di tempo, ma la sensazione netta è che questa regola non sia di facile applicazione. E poi, cosa succederà in Toscana, dove la bestemmia – ma questa non è una giustificazione – è un elemento costante del linguaggio comune? Le partite verranno tutte sospese per mancanza di giocatori?

Renzo Ulivieri da San Miniato (Pisa), attuale presidente dell’Assoallenatori, guarda proprio in questa direzione: «Tra toscani e veneti siamo più predisposti, è un intercalare. Il principio di punire la bestemmia è giusto, ma il percorso deve essere pedagogico, bisogna passare per l’educazione prima che per la repressione. Un po’ come si è fatto per il fumo. Le perplessità riguardano l’applicazione della regola, che risulta decisamente complicata».

Dallo zio porcellino alla mano davanti la bocca. Allenatori e giocatori già lo fanno per comunicazioni “private” a partita in corso. Ora non dovranno fare altro che estendere questa pratica alle bestemmie. Scomodo, certo, ma sicuramente efficace.

Un’altra perplessità la solleva Simona Ercolani, ideatrice e regista del programma sportivo di Raitre, Sfide: «La prova tv – dice – viene utilizzata un po’ troppo e un po’ troppo a comodo. Certe volte sì, altre no. Ma chi decide cosa inquadrare e cosa no? I giocatori devono tenere un comportamento degno, certo, ma vanno giudicati per come giocano e non per quello che esclamano».

E poi nel calcio non si bestemmia di più che negli altri sport, ma «semplicemente ci sono molte più telecamere a seguire i giocatori». Poi ritorna la questione culturale: «I calciatori del centro-sud usano le parolacce – conclude Simona Ercolani – quelli del centro-nord le bestemmie».

In questo senso una prima conferma è arrivata proprio questa domenica. In una partita tra dilettanti nel trevigiano (Codognè-Gorghese), l’arbitro ha estratto due volte il cartellino rosso per punire due calciatori che avevano bestemmiato. Le telecamere non c’erano, ma evidentemente i due non avevano uno zio un po’ porcellino.

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