La città muta e attonita all’annuncio sta, avrebbe detto Manzoni. Infatti la partenza di Gasperini viene vissuta in una Genova che sta trapassando uno dei momenti più duri della sua storia recente, come la perdita di una colonna portante di una distrazione collettiva dalle angosce quotidiane.
Sull’altra sponda, come si suol dire nella Superba, lo strappo tra Garrone e Cassano è diventato nel frattempo già un tormentone quotidiano, una specie di valzer alla musica del quale i tifosi blucerchiati danzano, aspettando con sussiego una svolta che non arriva. Come si fa a dare torto a un presidente vaffanculato per l’ennesima volta, in italiano, in barese e con linguaggio internazionale? Come si può rinunciare alla lampada di Aladino di un giocatore-genio, con i brufoli e i piedi d’oro e rientrare in un possibile anonimato calcistico dopo il quarto posto dell’anno scorso e i vertici europei conquistati?
La sede della Sampdoria, il campo di allenamento di Bogliasco, la casa sul mare di Quinto di Cassano e tutti i bar di Genova con stampo blucerchiato sembrano diventati cancellerie diplomatiche, dove chiunque studia la mediazione giusta, mentre Cassano piange, si pente , si riduce l’ingaggio, assiste la moglie incinta, si cosparge il capo di cenere e non trova alternative: chi se lo prende uno geniale ma così pericoloso, chi ha i soldi e la pazienza? Offerte vere, zero.
Tutto inutile: in realtà Riccardo Garrone, un po’ più magnanimo di quando intorno a lui, giovane petroliere, scoppiava lo scandalo del petrolio e la macchina del finanziamento dei partiti, scoperta dai pretori d’assalto genovesi, Sansa, Almerighi, Brusco, forse perdonerebbe, ma sono i suoi figli, la nuova generazione della dinasty petrolifera, Edoardo vicepresidente di Confindustria, Alessandro, ad di Erg e il nipote Giovanni Mondini, per lo più genoano, a dire niet, niet, niet.
E poi alla fine le due storie di Genova orfana magari si incrociano. Cassano al Genoa sull’altra riva del fiume, dove ora c’è un allenatore aziendalista che magari lo accetterebbe al contrario di Gasperson? Cassano che così resta a Genova, vicino alla sua Carolina, la ragazza che lo ha fatto rinsavire dopo le 700 donne della sua vita, confessate nella sua biografia? La città mormora e si culla nel gossip che cancella almeno uno dei due strappi. In fondo due anni fa, un po’ per celia, un po’ per spirito corsaro non era Cassano che, incontrando Preziosi su una barca nello splendido golfo di Porto Venere, aveva detto con quella faccia da Bari-Vecchia sputata: “Presidente, mi sa che, forse, ho sbagliato sponda…”