(Il Messaggero – R. Dimito) – La Roma calcio finirà in mani estere. Americane o arabe di Abu Dhabi.
Delle sei manifestazioni di interesse pervenute ad Alessandro Daffina, capo di Rothschild, e una settima sarebbe in arrivo, secondo quanto risulta al Messaggero, dopo la prima selezione sarebbe emerso che due sarebbero quelle ritenute più congrue sotto molti punti di vista.
Anche e soprattutto sotto il punto di vista economico. Innanzitutto l’offerta americana: arriva da Steve Tisch, proprietario dei New York Giants, una delle maggiori squadre di football americano. L’altra da Aabar, il fondo sovrano di Abu Dhabi, legato a filo doppio a Unicredit: tramite la controllata del Lussemburgo possiede il 4,991% che ne fa il primo azionista.
Tisch e Aabar sarebbero pronti a investire attorno a 150 milioni, che corrisponde alla somma minima richiesta da Unicredit per non accusare una perdita su un’operazione che rientra nella ristrutturazione dei debiti del gruppo Sensi.
È possibile che Rothschild, Unicredit e la famiglia romana decidano di stringere le trattative con questi due pretendenti, escludendo gli altri che entro il 3 novembre si sono fatti avanti: l’unico italiano (Giampaolo Angelucci), un altro pretendente americano, uno libico e uno cinese. Alla Rothschild avrebbe preannunciato l’invio di una proposta anche un altro gruppo orientale: anche se il tempo è scaduto, trattandosi di un’asta, col consenso delle parti, l’offerta potrebbe essere presa in considerazione. Tra qualche giorno, comunque, Unicredit e i Sensi dovrebbero concordare con l’advisor la fase 2 della procedura, cioè le modalità per finalizzare il negoziato, specie se in finale arrivassero i due attualmente in pole position.
Tra l’altro c’è da considerare che la due diligence, cioè i raggi x che si fanno sulle società in fase di vendita, sarebbe ancora in corso e l’esito di questa attività serve per fornire all’acquirente la garanzia che tutto è in ordine. A far pendere la bilancia a favore di queste due offerte non sarebbe solo il prezzo disposto a pagare, ma anche i piani di sviluppo del club giallorosso.
Quindi la propensione a investire altri 100 milioni per rafforzare il club. E sia l’americano che l’arabo soldi da spendere ne hanno parecchi. Aabar è riconducibile ai Al Nahyan, una delle sei famiglie regnanti degli Emirati Arabi Uniti, e sono gli sceicchi padroni dello stato arabo che prospera per il petrolio, investimenti immobiliari e diversificazioni finanziarie in giro per il mondo: tanto per avere un’idea oltre alla quota in Unicredit, sempre dalla banca di piazza Cordusio, due anni fa aveva rilevato il 3,13% di Atlantia che nei giorni scorsi ha venduto ai Benetton.
Aabar, controllato dalla International Petroleum Investments, a giugno scorso aveva un patrimonio netto di 2,3 miliardi di euro. Meno conosciuto in Italia è Tisch, personaggio famosissimo nel mondo del football americano.
Proprietario della New York Giants, club fortissimo nello sport più seguito oltreoceano, appartiene a una famiglia proprietaria della Loews Corporations, una delle più importanti finanziarie Usa con interessi nelle assicurazioni (Cna), energia, gas (golfo del Messico e del Texas) nel tabacco (Lorillard), orologi (Bulova) e degli hotels (Lowes hotel).