TORINO – Â Un poker per dimenticare l’Inter e soprattutto sperare ancora in Champions.
La Juve fa il proprio dovere (diversamente da Copenaghen), battendo e dominando il Nordsjaelland, anche se la situazione del girone si fa critica perche’ il Chelsea in extremis, al 94′, ha superato lo Shakhtar. Soltanto vincendo lo scontro diretto con gli inglesi a Torino la squadra di Conte potrebbe ancora sperare, anche se dovra’ poi fare un punto a Donestk, contro gli ucraini forse non ancora qualificati.
E’ stato ancora una volta il centrocampo a fare tutto o quasi tutto: pressing, assist e soprattutto gol, come i primi due che hanno sbloccato la partita, il primo da vero centravanti, soltanto che Marchisio di mestiere fa la mezzala, e il secondo di Vidal, stesso ruolo, che e’ andato ad affondare il colpo come una punta. Poi, si sono svegliati anche gli uomini del reparto d’attacco, Giovinco con una perla in fase conclusiva e Quagliarella di testa nella ripresa.
Nulla di quanto non si sapesse gia’: l’attacco bianconero e’ quello che ha vanificato (fino a oggi) la qualificazione, con il pareggio inglorioso di Copenaghen, che alla fine potrebbe fare la differenza in negativo. Matri, l’uomo nuovo, o per lo meno rispolverato, e’ stato inguardabile e Giovinco ha lavorato bene in profondita’, ma ha dovuto ricorrere a una magia, con ampi spazi davanti a se’, per bucare il portiere ospite, perche’ di conclusioni vere, fino a quel gol, non ne aveva prodotte.
I danesi hanno fatto aumentare il rimpianto bianconero per Copenaghen: bucati dopo solo sei minuti, si sono dimostrati leggeri e inconsistenti. Il tiro al piccione e’ continuato tutto il primo tempo, ma non e’ un test valido per capire se la squadra abbia smaltito la sbornia della sconfitta con l’Inter.
Tra le note positive, i soliti nomi: Marchisio, che assomiglia sempre piu’ a Gerrard, Vidal guerriero inesauribile e la novita’ Isla, nettamente migliorato rispetto alle ultime esibizioni.
Il grande malato juventino, l’attacco, avrebbe pero’ bisogno anche di uno psicanalista: l’impressione e’ infatti che cominci a serpeggiare una sorte di rassegnazione vedendo che in gol ci vanno sempre i centrocampisti. Matri e’ entrato in campo con la tremarella e se ne e’ avuta la conferma nella ripresa, quando, lanciato tutto solo davanti ad Hansen, si e’ accartocciato e ha perso la palla. Quagliarella ha, come spesso gli accade, timbrato nei pochi minuti giocati e alla fine sembra ancora il piu’ in palla, fermo restando che mancava l’inventore (ma con la luce spenta da un mese) Vucinic.
E’ comunque tornato il morale e per il campionato non e’ poco, in attesa della sfida decisiva con il Chelsea tra due settimane. A Pescara pero’ le forze fresche (Pogba su tutti) torneranno prepotentemente d’attualita’, perche’ qualche motore comincia a perdere giri (Pirlo) o a girare a intermittenza (Asamoah). Campanelli d’allarme? Probabilmente no, ma sarebbe bene non fidarsi.