LONDRA -Una partita perfetta, con una rimonta che arriva all’ultimo respiro. E Josè Mourinho che davanti a una domanda sui gol ai giornalisti italiani dice: “Culo”. Il Chelsea ribalta la sconfitta di Parigi e stacca il biglietto per la finale di Champions League contro un Psg sceso allo Stamford Bridge troppo rinunciatario. Un epilogo corretto perché rispecchia l’andamento della partita, premiando un Chelsea capace di superare i suoi limiti e castigando l’arrendevolezza di un Paris Saint Germain, privo sì di Zlatan Ibrahimovic ma troppo preoccupato a difendere il 3-1 dell’andata.
La notte londinese si apre con l’infortunio di Eden Hazard ma alla mezz’ora la sfortuna sublima in intuizione vincente, perché è proprio il sostituto scelto da José Mourinho, André Schurrle, a sbloccare il punteggio. Trovato il vantaggio il Chelsea accelera, sospinto dall’entusiasmo dello Stamford Bridge. Il Paris Saint Germain è alle corde e pare da un momento all’altro destinato al Ko. Ma in soccorso dei francesi si schiera la buona sorte, sotto forma di traversa, che ad inizio ripresa respinge prima il destro di Schurrle, quindi la punizione di Oscar.
In tribuna Nicolas Sarkozy soffre, e con lui i tremila arrivati da Parigi. Quando il Chelsea è costretto a rifiatare, Laurent Blanc risistema la sua squadra, e spaventa il Chelsea due volte con Edison Cavani. Addirittura colossale la seconda palla-gol sprecata dall’ex Napoli, che su questo campo due anni fa aveva già subìto una rocambolesca rimonta. Una rimonta che si concretizza proprio nei minuti finali, sugli sviluppi di una mischia in area, la zampata decisiva – goffa quanto efficace – è di un’altro panchinaro, Demba Ba. Un’altra mossa azzeccata di Mourinho, che però a tempo scaduto ha bisogno anche di un mezzo miracolo di Petr Cech (su tiro di Marquinhos) per festeggiare da par suo l’ottava semifinale di Champions in carriera: un record.
Quindi il dopopartita. A Sky viene fatto notare a Mou che i gol li segnano due giocatori entrati dalla panchina. Capacità di leggere la partita? Per lo Special One, però, la verità è un’altra: “Questo è culo”.