Ciclismo, Giro d’Italia: dodicesima tappa

TERNI – ”Non era il mio obiettivo oggi rimanere in maglia rosa, anche se e’ un orgoglio per me indossarla. Potevo dare la maglia cosi’ mi riposavo di piu’. Ma si sono mossi gli uomini di classifica e allora…

Mi piace moltissimo essere leader, ma se vuoi esserlo nell’ultima tappa a volte devi rinunciare a qualcosa negli altri giorni. Io penso solo alla giornata del 29 maggio, ma e’ sempre un orgoglio portare questa maglia. A partire da venerdi’ molti tenteranno il tutto per tutto, ma io sono pronto, ho piena fiducia nel mio team”. Al suo secondo giorno in maglia rosa questa volta Alberto Contador non vuole fare gaffe. Viene in conferenza stampa e si scusa per ieri. ”Non avevo niente da raccontare – spiega -, il protagonista era Cavendish. Se qualcuno si e’ sentito offeso mi dispiace, volevo riposare, il Giro si vince in albergo.

Io sono sempre uno disponibile, ma le interviste di Cavendish ieri sono finite alle sette e mezza, non potevo aspettare fino a quell’ora”. Sulla tappa di oggi spiega: ”Sapevamo che tutti avrebbero tentato la fuga. C’e’e stata una guerra vera e propria, sono subentrati interessi delle squadre. Nel finale ero in buona condizione, aspettavo Scarponi, sapevo che avrebbero tentato, seguivo Joaquin (Rodriguez, ndr) e le gambe rispondevano bene. Correre contro grandi passato? No corro per me, i tifosi, la mia squadra, la mia gente e per il ciclismo. Lo faccio fino in fondo, non mi interessa il palmares”. Infine spiega cosi’ il suo attacco sull’Etna: ”E’ stata un’improvvisazione per vedere come andava, ci sono occasioni che potevo sfruttare, le gambe hanno risposto bene. Aver raggiunto vittoria come domenica e’ qualcosa incredibile che ricordero’ sempre”. Adesso che cominciano le montagne quella che teme di piu’ e’ la discesa del Crostis. ”Sara’ un po’ caotico per salita macchine, andranno su solo le ammiraglie, ma hanno fatto grande sforzo. Poi problema discesa, ma tutti requisiti per fare tappa nel migliore dei modi”. Per uno scalatore che viene dal cross e che ha come idolo Pantani come John Gadret una vittoria al Giro e’ sempre qualcosa difficile da dimenticare. ”Una delle piu’ belle vittorie della mia carriera – dice – Nel finale avevo gamba buona tutta squadra al mio servizio, quando ho visto che i due davanti avevano 12” di vantaggio e il gruppo rallentava ne ho approfittato”. Uno tosto Gadret, da piccolo abituato al lavoro nei campi. ”Sono passato professionista tardi, non avuto infanzia facile, fino a 23 anni lavoravo nelle vigne, mi allenavo di sera, ho mentalita’ di ferro, niente mi fa paura”. Lui aspetta le montagne vere e spera anche che siano piu’ dure possibili. ”Saro’ masochista ma sul Gardeccia e sul Colle delle Finestre mi piacerebbe un po’ di pioggia”. Parlare di Pantani ancora lo emoziona: ”E’ sempre stato un modello per me, il suo modo salire, il suo stile in bici, Marco non e’ mai stato corridore qualsiasi, mai ordinario”. Confessa che non potrebbe mai abbandonare il cross: ”Fa parte della mia vita, e’ stato questo a permettermi di passare ala professionismo, in inverno ho bisogno di farlo, un anno ho provato a eliminarlo ed e’ stato una catastrofe”. La sua dedica a Weylandt gli e’ venuta dal cuore. ”Non l’ho fatto per la televisione, oggi era il giorno del suo funerale, ci ho pensato continuamente. Per me la sua morte e’ stato uno choc, penso sempre che un incidente cosi’ puo’ capitare a tutti, ma non lo auguro nemmeno al mio peggior nemico”. Stasera promette che festeggera’ a champagne con la squadra, ma il suo Giro non e’ finito. ”Posso puntare alla top ten. ”Chi vince il Giro? Contador, l’ha dimostrato sull’Etna e lo dimostrera’ tra due-tre giorni. E’ veramente il piu’ forte. Come scalatore e’ il migliore del mondo”.

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