ROMA – Bergamo, la nazionale, una vita in nerazzurro. E poi lo scandalo del calcioscommesse, quello che lui defini' ad amici ''la macchina del fango''. Ma ora Cristiano Doni e' precipitato di nuovo nel vortice dell'inchiesta coordinata dalla procura di Cremona, con l'arresto.
Tre anni e mezzo di squalifica era stata, finora, la pena inflitta dalla giustizia sportiva. Per Cristiano Doni, 38 anni, l'equivalente di un addio al calcio. Era stata questa infatti la sanzione che lo scorso 9 agosto la Commissione disciplinare della Federcalcio aveva inflitto al giocatore romano (pena confermata dalla Corte di giustizia Federale), bandiera dell'Atalanta (a sua volta condannata a 6 punti di penalita'), per il coinvolgimento nella vicenda calcioscommesse.
A carico di Doni era stata accertata la responsabilita' nella realizzazione dell'illecito sportivo aggravato su Atalanta-Piacenza del 19 marzo. Ma Doni non si era arreso ed a settembre aveva presentato istanza presso il Tribunale Nazionale di Arbitrato per lo Sport (Tnas), che non ha ancora deciso in merito. Quella sentenza era stato un duro colpo per lui, centrocampista di qualita', che quando buttava la palla nella porta avversaria metteva una mano sotto il mento per tenere la testa alta: era il suo segno distintivo. Un'esultanza nata nella stagione 2000-'01, quando venne accusato assieme ad altri giocatori di aver pilotato il risultato di una partita di Coppa Italia dell'Atalanta contro la Pistoiese, per poi essere scagionato. Posso andare a testa alta, diceva insomma Doni ogni volta che metteva a segno una rete: ''Non e' solo un gesto di esultanza ma uno stile di vita''.
All'epoca di quella storia il lungo ed elegante trequartista dal gol facile giocava con gli orobici, come aveva fatto in gran parte della sua carriera. ''Sono arrivato alla conclusione che per me questa e' una maglia davvero speciale, quasi magica – confesso' dopo il ritorno all'Atalanta nel 2006 -: forse la potrei scherzosamente avvicinare al costume che trasformava Clark Kent in Superman''.
Doni e' il miglior marcatore di sempre nella storia dell'Atalanta – 103 gol tra A e B -, che alla fine della scorsa stagione aveva contribuito a riportare nella massima serie. Ha vestito anche la maglia della Nazionale (7 partite e un gol), disputando i Mondiali di Corea del Sud e Giappone nel 2002. Nella sua carriera ha militato, tra l'altro, con Sampdoria, Brescia, Bologna e un anno nel Maiorca, in Spagna.
Nel 2010 ha promosso la nascita dell'Associazione nazionale calciatori (Anc), un sindacato alternativo all'Associazione italiana calciatori (Aic).