ROMA – Il mal di pancia era mal di tasse. Dietro la tristezza di Cristiano Ronaldo ci sarebbero motivi economici. Dopo la notizia della partenza dei negoziati tra il Real Madrid e l’entourage del portoghese per il rinnovo contrattuale, sono giunte nuove indescrezioni in merito alla trattativa: potrebbe trattarsi di un’operazione poco propizia sia per il calciatore che per la società spagnola, considerando le riforme apportate in Spagna dal primo ministro Mariano Rajoy.
Dal 2005, infatti, le società spagnole hanno potuto contare sulla legge Beckham (abolita nel 2010) che offriva una tassazione favorevole sui redditi dei calciatori (pari al 24%) se paragonata ad altri campionati come la Premier League inglese (50%) e la Bundesliga tedesca (45%). In Italia l’aliquota è al 43% più il contributo di solidarietà (5%).
Così il Real, senza i benefici della legge Beckham che aveva permesso ai club iberici di pagare ingaggi milionari (risparmiando la metà del “supplemento” fiscale), sarà costretto se rinnoverà ora il contratto del portoghese (fermo a 10 milioni), a pagare 81,25 milioni di euro, 20 milioni in più di quanto pagato finora, dato che la percentuale relativa alla tassazione sui salari è salita dal 45% al 52%.