Delneri al Genoa, un sampdoriano in rossoblù: orgoglio e sacrilegio a Genova

Gigi Delneri alla presentazione come tecnico della Sampdoria: riusciranno i genoani a dimenticare?

GENOVA –Delneri al Genoa, un sampdoriano in rossoblù: orgoglio e sacrilegio a Genova. In principio fu lo scambio Baldini-Bonetti in rossoblù per Bergamo alla Sampdoria. Estate 1950, non proprio il Pleistocene del calcio, ma quasi. La giovanissima Sampdoria, anno di fondazione 1946, era scesa sulle macerie del dopoguerra ad insidiare il primato, fino ad allora indiscusso, del Genoa. Il Glorioso Grifone. La squadra italiana primigenia. Una rivalità coltivata nei decenni a venire tra umori malmostosi, sfide spaccacuore al ribasso, mors tua vita mea, sempre sul filo dell’abisso. Solo una parentesi, splendida, lo scudetto blucerchiato con Paolo Mantovani al timone.

Anno di grazia 1991. Vujadin Boskov al comando di una squadra sublimata dal talento di Mancini e Vialli. Uno scudetto coinciso, non fu un caso, col miglior risultato del Genoa nel secondo dopoguerra: quarto posto, con Bagnoli in panca e Aguilera e Skuhravy a fare sfracelli sottoporta. Una congiunzione unica. Irripetibile. Da allora, ognuno per la propria strada. Guardandosi in cagnesco. In questo quadro da separati in casa, Genoa e Sampdoria hanno centellinato i connubi. Rari, e spesso contestati (dai tifosi), gli scambi di casacca.

Rarissimi, sei appena in 66 anni, i voltagabbana disposti a transitare da una panchina all’altra. I nomi sono consegnati alla storia. Paolo Tabanelli, Roberto Lerici, Matteo “Gipo” Poggi (genovese purosangue, classe 1913, unico calciatore ad aver indossato tutte e sei le maglie delle squadre professionistiche genovesi: Dominante, Genoa, Sampierdarenese, Liguria, Andrea Doria e Sampdoria), Guido Vincenzi e Gigi Cagni. L’ultimo saltafosso, roba freschissima, è Gigi Delneri, condottiero vittorioso della Sampdoria di Cassano e Pazzini, approdata al quarto posto e ai preliminari di Champions League, appena due stagioni fa. E goleador blucerchiato (un pallone calciato dalla bandierina del corner spinto nel sacco dal vento) in un antico derby del dicembre 1980.

Delneri si è appena trapiantato sulla panca rossoblù, chiamato d’urgenza dal presidente Enrico Preziosi al capezzale di un Grifone periclitante e allo sbando. Sacrilegio? Macché. Una volta tanto, il pragmatismo ha fatto premio sui mal di pancia popolari. I tifosi rossoblù hanno applaudito la scelta del presidente. Senza riserve. «L’esperienza alla Sampdoria non si cancella, rimane un anno importante – ha chiosato il Delneri rossoblù – Mai pensato di dire no al Genoa per i miei trascorsi e poi quest’estate non ho ricevuto chiamate dalla Samp…». Gioverà ricordare che centrato l’exploit, Delneri salutò la Sampdoria per seguire il direttore generale Beppe Marotta alla Juventus.

Avventura infelice, chiusa dopo appena una stagione con un modesto settimo posto, fuori dalle competizioni europee. Altri ex delle due sponde hanno garantito fedeltà. Roberto Mancini ha chiarito che mai allenerebbe il Genoa, idem Beppe Iachini, oltretutto inviso ai genoani per vecchie ruggini dei tempi in cui allenava a Ravenna e a Piacenza. Stessa musica da Roberto Pruzzo, O Rey di Crocefieschi. Tenacemente genoano a dispetto della lunga militanza romanista. Luca Pellegrini, capitano dello scudetto blucerchiato ha rivelato di aver rifiutato due volte le offerte del Genoa: “Sono sampdoriano. Non avrei proprio potuto accettare di vestire la maglia rossoblù”.

A Del Neri la Gradinata Nord ha dunque srotolato il tappeto rosso. I blog dei tifosi genoani sono zeppi, semmai, di dubbi e di critiche verso la politica ondivaga del presidente Preziosi, inviso alla frangia più calda della tifoseria ma tollerato e talvolta ringraziato dalla massa critica del popolo rossoblù. I numeri dicono che se salverà la pelle, il Genoa centrerà il record di durata nella permanenza in serie A: sei stagioni filate. Sono i fans blucerchiati, semmai, ad ondeggiare tra ironia, dispetto ed indifferenza. Sulla “Gazzetta dello Sport” di mercoledì 24 ottobre (rubrica Porto Franco, di Franco Arturi), Michele Federici, da Pralboino (Brescia), scrive: “Tu, Luigi, che ci hai portato in Champions League e ci hai fatto godere con le lacrime agli occhi…Caro Delneri le soddisfazioni ce le toglieremo noi tifosi della Samp quando ti vedremo uscire dal campo a testa bassa, dopo aver perso il derby”.

Voltagabbana, l’accusa corrente. Eppure le bandiere nel calcio sono tutte ammainate (Del Piero docet), ma a qualcuno il revirement delneriano rode, anche perché è assai fresco il ricordo della folgorante cavalcata condotta àuspici Cassano, e Pazzini. E pazienza se Delneri, in un’intervista al “Corriere Mercantile”, pubblicata il 3 ottobre scorso, dichiarò: “L’1-0 con gol di Cassano è l’ultima nostra (sic) vittoria nel derby. Spero naturalmente che Ferrara e i suoi ragazzi riescano alla prima occasione a togliermi questo record”. Ahi ahi ahi….

Nel 2006, Preziosi, scontento del tecnico dell’epoca, Giovanni Vavassori, contattò e assunse Giampiero Ventura, genovese di Cornigliano, vecchio cuore blucerchiato. Una vita spesa in gioventù con la casacca della Sampdoria e poi ad allenare le squadre giovanili. E un’esperienza infausta anche alla guida della prima squadra. Stagione 1999/2000, promozione fallita per un solo punto. Apriti cielo. Una delegazione di capipolo genoani recapitò il diktat al signore dei giocattoli: “Quel doriano mai sulla nostra panchina”. Preziosi capì al volo e si adeguò. Ventura fu licenziato prima ancora di essere assunto. Bizzarrie al pesto. Dove si è mai visto un diritto di veto espresso dai tifosi per via del pedigrée, del vissuto di un allenatore o calciatore? Ma tant’è.

Genova nel calcio smentisce l’understatement vagamente british che connota ogni aspetto della sua esistenza civile. Ricordate un genovese che alza i toni? Se volete trovarlo, andate al Ferraris o leggete i blog rossoblucerchiati. E scoprirete florilegi di malignità, insulti, talvolta con venature razziste che disonorano gli autori e pongono scottanti interrogativi. E’ ancora possibile discutere serenamente dello sport nazionale? Possibile che la passione sportiva traligni al punto da scadere nel becerume e nella faida medievale? Possibile, purtroppo.

L’acrimonia reciproca tra le due sponde calcistiche genovesi ha radici antiche. Il Genoano non tollera l’esistenza stessa della Sampdoria, è un negazionista. “Quelli là devono sparire” Il Sampdoriano misura consapevolmente le glorie antiche del nemico con le miserie contemporanee. E si crogiola nella sofferenza altrui. La sublima nel proprio godimento riflesso. L’ostilità reciproca tracima anche sul campo di gioco. I tifosi rossoblù di lunghissimo corso ricordano la contestazione globale, a prescindere dall’andamento della partita di un manipolo di tifosi – sempre gli stessi – urlanti contumelie e maledizioni, raggrumati alle spalle della panchina, all’indirizzo del tecnico Renato Gei, che pure condusse il Genoa alla promozione in serie A (stagione 1961/62). La sua colpa? Aver giocato – dieci anni prima – nella Sampdoria dell’attacco atomico.

Questo virus persistente spiega (anche) la parsimonia dei contatti d’affari tra i due club. Il dialogo è stato riaperto di recente. Preziosi ha auspicato uno scambio di calciatori: «Se lo fanno Intere Milan perché non possiamo farlo noi?», ha buttato lì il patron rossoblù. L’inedito agreement è stato santificato con una cena estiva a Forte dei Marmi. offerta da Preziosi al vicepresidente esecutivo della Sampdoria, Edoardo Garrone. Lo scambio di mercato ventilato (Birsa-Semioli) non si è materializzato. E la contabilità del connubio proibito è rimasta ferma ai dati di archivio.

Oltre a Bonetti-Baldini-Bergamo, Garbarini, Scanziani, Firmani e Monella, peraltro transitati da una maglia all’altra disponendo personalmente del proprio cartellino (i primi due), attraverso una triangolazione con Inter ed Empoli, rispettivamente l’attaccante sudafricano e l’ex Aeroplanino, ora sulla panchina della Fiorentina. Ancora una mossa (Giancarlo Morelli nei Settanta) e poi bocce ferme. Prima verifica per Dlneri la sera di domenica 18 novembre, in calendario il derby della Lanterna. Stracittadina edizione numero 105, 86 delle quali ufficiali. Finora il bilancio complessivo recita una litania favorevole ai colori blucerchiati: 35 vittorie della Sampdoria, 28 del Genoa e 41 pareggi. In competizioni ufficiali rispettivamente: 31, 22 e 33. Ma attenzione: il Genoa ha vinto cinque degli ultimi sei derby disputati in serie A.

 

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Alessandro Avico