Milan e Inter frenano. Derby di Roma: Totti e botte. Il Napoli si ritrova, Palermo e Samp: crisi nera

Francesco Totti

ROMA –  Inter e Milan giocano a farsi del male, il Napoli ritrova tridente e tre  punti, e, d’improvviso si accende la lotta per il quarto posto. È il bilancio della ventinovesima giornata del campionato di serie A, quella che  doveva assegnare sulla carta tre punti facili alle milanesi e che aveva la sua punta di diamante nel derby della capitale.

Succede tutto il contrario: inizia, di venerdì, l’Inter formato “semikamikaze” di Brescia: Inter che va in vantaggio e cova per tre quarti di gara l’illusione del controllo, poi si distrae cinque minuti e si trova 1-1 con un uomo in meno e rigore per il Brescia. Caracciolo, che poco prima aveva pareggiato, grazia i nerazzurri sparando addosso a Julio Cesar. Finisce 1-1 con i milanisti che esultano e pregustano.

A mezzogiorno di domenica, infatti, a Milano arriva l’agnello sacrificale perfetto, il Bari di Bortolo Mutti che punta a battere il record simultaneo di difensori in campo. Fort Gillet, però, è stregato e i baresi, senza sapere bene perché e come,  si ritrovano addirittura sopra grazie a Rudolf.  Il Milan preme e sbatte contro il muro, Ibrahimovic “impazzisce” e rifila una manata a Rossi (sfortunato con le milanesi visto il precedente del pugno di Chivu). Il Bari, però, non osa nemmeno con l’uomo in più e a 9′ dalla fine arriva il pari di Cassano. Risultato: distanza immutata dall’Inter.

Nel posticipo di domenica, invece, il Napoli del rientrante Lavezzi impiega un tempo a ritrovarsi: va in vantaggio il Parma con Palladino, vantaggio che dura fino all’intervallo. La musica, però, cambia nella ripresa: Hamsik pareggia subito, poi Lavezzi trova la giocata che vale il 2-1 e un calcio ai fantasmi delle ultime due partite. Il Parma, quindi, resta in 10 (espulso Galloppa) e il Napoli chiude i conti con Maggio per l’1-3 finale.

Il derby di Roma è brutto e nervoso come solo un derby sa essere: alla fine il punteggio dice Roma 2 Lazio 0 e la distanza in classifica tra le due si assottiglia a due soli punti. Con nove partite da giocare non sono esattamente una distanza di sicurezza.  Nella partita la differenza la fa, dopo tanto tempo, Francesco Totti: il primo gol è una punizione potente in cui il capitano della Roma è aiutato da Muslera, coperto e in ritardo. C’è anche il giallo del laser: Muslera è disturbato da una luce verde che fa diventare verde dalla bile il presidente biancazzurro Claudio Lotito. Non è la prima volta e purtroppo non sarà l’ultima.

La Lazio, però,  da quel momento reagisce come aveva fatto la Roma in quel di Donetsk, nervosa e scomposta: Radu parte letteralmente di testa andando a colpire Simplicio reo di aver perso tempo (insieme a Totti su una punizione) e la Lazio rimane in 10. Qualche minuto prima andava espulso Matuzalem per una tacchettata al volto sempre su Totti: Tagliavento non vede e grazia il centrocampista. Alla fine la Lazio finisce addirittura in nove: sul rigore (giusto) che fissa il risultato sul 2-0 Ledesma protesta troppo e finisce con qualche minuto d’anticipo sotto la doccia.

Quanto al calcio, a parte Totti, nel derby ce n’è davvero poco. Una nota statistica lo spiega bene: in 96 minuti di gioco il tabellino dice che la Roma ha tirato due volte nello specchio della porta e la Lazio una. Davvero poco.  Anche perché, per il quarto posto, la vera favorita a questo punto è l’Udinese anche oggi vincitrice a valanga, 4-0, sul campo del Cagliari. Segnano, e non è una novità, Sanchez e Di Natale. Ad aprire le marcature, è però Benatia poco prima della fine del primo tempo.

A fine partita, parlando con i giornalisti di Sky, Guidolin ha continuato a scherzare sui punti di distanza dal Milan (adesso sono 9). Poi il Guidolin serio, quello che racconta di una squadra vuole e deve lottare per un posto in Champions anche perché il calendario dice che mancano ancora tutti e tre gli scontri diretti con Roma, Lazio e Napoli.

Intanto, dietro la Roma, si scava decisamente un solco: sabato sera la Juventus è riuscita a non perdere, è vero, ma è anche riuscita a farsi rimontare due gol dal Cesena. La luce si spegne con l’espulsione (severa) di motta. Va detto, però, che sul rigore che porta il Cesena sull’1-2 dopo la doppietta di Matri, andava espulso Buffon.  Alla fine arriva anche il pari di Parolo e Cesena e Juventus, sul 2-2, si devono accontentare di un punto a testa.

La Juventus non va e il Palermo va all’indietro: perde 1-0 a Genoa, incassa la quinta sconfitta consecutiva e la seconda della stagione di Serse Cosmi.  Decide Floro Flores e il tecnico rosanero mastica due volte amaro: l’attaccante era squalificato fino a tre giorni prima (riduzione di un turno in appello) e in più segna in chiaro fuorigioco.

Continua, invece, la lenta ma costante risalita della Fiorentina che passa 1-0 in casa del Chievo (non avranno mollato troppo presto i veronesi?). Decide un gol di Vargas e i viola, ora, sono solo a due punti dalla Juventus.  A 39, che avrebbero dovuto essere 42 se l’ex patron avesse pagato gli stipendi, c’è il Bologna che continua a sorprendere: oggi i rossoblù sono passati a Lecce, gol di Ramirez,  e la salvezza, per Di Vaio & co, a questo punto è cosa fatta.

La salvezza, invece, per i salentini si è fatta decisamente più complicata: superati dal Cesena i giallorossi vedono allontanarsi il Catania che arriva a quota 32 battendo la Sampdoria ridotta in 10 dopo meno di mezz’ora.  Per i blucerchiati la situazione è, come scritto già domenica scorsa, sempre più preoccupante: la Samp non vince, non segna e non fa punti. Dietro ci sono Parma, Cesena, Lecce e Brescia (il Bari è già fuori dei giochi): squadre agguerrite e abituate a questo campionato. Se Maccarone e Macheda non si sbloccano, sarà un finale di passione per Garrone, Cavasin (esordio con sconfitta) & co.

Infine una nota sulle panchine: l’ultimo cambio “fortunato” sembra quello di Montella (10 punti e un derby vinto in 4 partite). Cosmi e Cavasin, invece, in tre partite complessive (2 il tecnico de Palermo, 1 quello della Samp) non hanno portato né punti e neppure un gol.

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Emiliano Condò