
Fabio Cannavaro: "Ecco come la Cina ha sconfitto il coronavirus. A Dubai mi hanno trattato come un appestato" (foto Ansa)

PECHINO (CINA) – Mentre da noi il coronavirus si espande a macchia d’olio, in Cina, dove ormai lo hanno praticamente sconfitto, si torna a giocare a calcio.
A poche ore dalla ripresa del campionato cinese, Fabio Cannavaro, che è l’allenatore del Guangzhou, è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport per parlare di calcio ma anche del coronavirus.
Cannavaro ha iniziato il suo racconto parlando del ritiro pre campionato a Dubai.
«A Dubai mi hanno trattato come un appestato. Allora ho detto “Io ho fatto tre tamponi e tu? Niente. Stammi lontano che sei pericoloso”, ma alla fine ci rido su».
Poi il rientro in Cina, ecco come hanno fatto a sconfiggere il coronavirus.
«Appena esplosa l’epidemia a Wuhan, tutto è stato organizzato alla perfezione. Io dormivo nel nostro nuovo centro sportivo, ma appena mi spostavo per tornare a casa, mi controllavano la temperatura.
Così quando imboccavo la tangenziale. Sull’autostrada non si pagavano pedaggi per non creare code. All’uscita altro controllo e stessa cosa quando arrivavo a casa.
Parliamo di Guangzhou, 20 milioni di abitanti, lontano mille chilometri dalla regione del focolaio. Sì, quello cinese è un modello da replicare. Qui è prevalso il senso di comunità, a costo anche di sacrifici. In Italia lo abbiamo recepito meglio di tutti, anche se qualcuno fa fatica a capire».
L’ex difensore porta come esempio quello del padre:
«Mio papà tende a non comprendere che bisogna cambiare abitudini. Lui deve comprarsi le sigarette dal tabaccaio per fare quattro chiacchiere con gli amici.
Gli ho fatto capire che così rischiava il contagio e avrebbe potuto portarlo a casa alla mamma. Non si deve proprio muovere. Fa bene il governatore della Campania, De Luca, a essere severo».
