Il disinteresse generale del mondo economico e imprenditoriale della Venezia Giulia rispetto alle sorti dei rossoalabardati e’ pressoche’ totale. E pensare che si tratta di una delle societa’ storiche del calcio nazionale: dal trio di campioni del Mondo nel ’38 Pasinati, Colaussi e Chizzo, allo storico secondo posto in serie A del 1948 dietro al Grande Torino con l’eroe di casa Nereo Rocco in panchina, per non parlare dei tantissimi talenti sfornati dal suo vivaio, a partire da Cesare Maldini. ”Anch’io tra i molti vi saluto rossoabardati, sputati dalla terra natia, da tutto un popolo amati”, scrisse Umberto Saba, dichiarando il suo amore per la squadra. Ora tutto il patrimonio calcistico della Triestina, fondata nel 1918 e che ora milita in Legapro dopo l’ultima retrocessione, rischia di sparire per sempre.
Sul banco degli imputati c’e’ la scellerata gestione della societa’ da parte dell’ultimo presidente, Sergio Aletti, gia’ patron del Ravenna, che ha ereditato le redini della Triestina dal friulano Stefano Fantinel. Quest’ultimo, peraltro, per nulla esente da responsabilita’ rispetto al buco di bilancio di circa cinque milioni di euro.
La mancata ricapitalizzazione del capitale sociale nell’assemblea di ieri sera e l’assenza di nuovi soci ha determinato la decisione odierna del presidente del Tribunale civile di Trieste, Giovanni Sansone: fallimento e societa’ in esercizio provvisorio. Se qualche imprenditore apparira’ all’orizzonte esiste la possibilita’ di prendere la Triestina in affitto d’impresa, senza cioe’ pagare i debiti pregressi, almeno fino al termine del campionato. Il tempo pero’ stringe e la finestra di mercato aperta sino al 31 gennaio rischia di tradursi in un’emorragia di giocatori per l’Unione.
Il centrocampista Evola oggi se n’e’ andato, altri potrebbero seguirlo. I tifosi restano aggrappati alla speranza che qualcuno si faccia avanti per non troncare la storia scritta dai grandi campioni che hanno portato l’Alabarda sul petto.