FOGGIA – Il Foggia è fallito, ripartirà dalla serie D. Il club pugliese di proprietà Pasquale Casillo, che solo due anni fa accarezzava il sogno di rifondare Zemanlandia, non ha presentato entro le 13 alla Co.Vi.Soc. un ricorso contro l’esclusione dal campionato di Lega Pro decisa il 30 giugno scorso. Doveva fornire un documentazione in cui provasse il pagamento di 885.000 euro di arretrati dovuti ai tesserati (calciatori e staff), oltre alla licenza d’uso dello stadio Zaccheria e una fidejussione bancaria di 600.000 euro.
Niente di tutto questo è stato fatto e il Foggia è fuori dal calcio professionistico. Il titolo sportivo passa dalla famiglia Casillo, che aveva annunciato il proprio disimpegno da febbraio, nelle mani del Comune di Foggia, che ha già messo sul proprio sito l’avviso per trovare finanziamenti sufficienti a iscrivere la squadra nel campionato Dilettanti, la serie D.
A fare compagnia al Foggia ci saranno anche il Siracusa, che avrebbe dovuto giocare in Prima divisione e anzi aveva sfiorato la serie B nei playoff, e la Spal, che militava in Seconda Divisione. Club esclusi dalla Lega Pro come il 3 luglio scorso era già successo a Taranto, Piacenza, Triestina, Giulianova, Pergocrema.
Allo stato attuale il presidente della Lega Pro Mario Macalli ha contato 32 società in Prima Divisione e 37 in Seconda. Un ecatombe, perché per formare i due campionati di Prima divisione ci vorrebbero 36 squadre e soprattutto per i tre gironi di Seconda divisione ne occorrerebbero 60. Mancano all’appello 4 società per i due gironi di Prima e 23 per i tre gironi di Seconda. Ma Macalli ha assicurato che anche l’anno prossimo la Lega Pro sarà divisa in Prima e Seconda divisione. Il 19 luglio si saprà chi ci gioca: quel giorno si riunirà a Roma il Consiglio federale e deciderà società ammesse e gironi.
Momento nero per il calcio in Puglia: il Bari vive in un limbo frutto del disimpegno dei Matarrese, famiglia proprietaria che non molla l’osso (anche perché nessuno si è fatto avanti) ma non ci mette neanche soldi. Retrocesso l’anno scorso in serie B, è coinvolto nell’inchiesta calcioscommesse, è stato penalizzato nella stagione passata per irregolarità nel bilancio, potrebbe essere penalizzato di svariati punti anche nella prossima.
La famiglia Semeraro, come i Matarrese, dichiarava da anni, a stagioni alterne, di voler vendere il Lecce, appena retrocesso dalla A alla B. Ci sono riusciti: hanno ceduto la società a Savino e Antonio Tesoro, imprenditori siderurgici residenti a Busto Arsizio (Varese), ma originari di Spinazzola (Bari). Solo che Pierandrea Semeraro è accusato dalla Procura di Bari di aver “comprato” il derby Bari-Lecce 0-2 del 15 maggio 2011. Se la giustizia sportiva, prima ancora che quella penale, ritenesse Semeraro junior colpevole, il Lecce rischierebbe la retrocessione in Lega Pro.
Il Taranto, che da dieci anni disputa playoff per la promozione in serie B e li perde, è stato dichiarato fallito il 30 giugno scorso: è il quinto fallimento in poco più di 25 anni. Nel 1985 il Taranto F.C. nacque dalle ceneri dell’A.s. Taranto. Nel 1993 fallì anche questa società e fu fondato l’A.S. Taranto 1906. Che durò solo 5 anni, finché nel 1998 nacque la U.s. ArsenalTaranto. Vita breve anche per quest’ultima società: nel 2000 è l’ora del Taranto Calcio s.r.l., azionista di maggioranza Ermanno Pieroni, ex ds dell’Ancona. La squadra sfiora la B, arrivando nel 2002 in finale playoff, persi col Catania di Gaucci. Nel giro di due anni retrocessione in C2 e l’ennesimo fallimento: nel dicembre 2004 viene fondato il Taranto Sport Srl. La squadra disputa altri tre playoff per salire in B, ma li perde tutti, fino all’ultimo fallimento.
Non va meglio al Brindisi, che è fallito alla fine della stagione 2010-11 e non gioca un campionato di B dal 1976 e uno di C1 dal 1990. Il 1990 è l’anno spartiacque, quello del primo fallimento e dell’inizio del purgatorio fra campionati minori e C2. Il Brindisi è fallito di nuovo nel 1994, nel 2004 e l’anno scorso: totale 4 bancarotte in 22 anni.