Francesco Totti: "Con Luciano Spalletti nessun confronto. Calciomercato? Spenderei qualsiasi cifra per la Roma. Oggi costerei 200 mln" ANSA
ROMA – Questione di feeling. Di rapporti nati bene e finiti male, di altri cominciati tra mille incomprensioni e piano piano ricuciti. Francesco Totti conosce bene sia gli uni che gli altri avendoli vissuti sulla propria pelle. Nel primo caso si inserisce la relazione avuta a Trigoria con Luciano Spalletti, nel secondo il legame a distanza con il presidente statunitense James Pallotta. “Con Spalletti non c’è mai stato un confronto e mai ci sarà. Avrei preferito chiudere in altro modo” ammette senza troppi giri di parole intervistato nella trasmissione di Sky Sport ‘I Signori del calcio’.
“Fossi stato in lui avrei gestito il calciatore, e soprattutto la persona, in maniera diversa – aggiunge Totti -: mi sarei confrontato con lui, gli avrei parlato. Comunque sono riuscito a fare questo passaggio da calciatore a dirigente della Roma, e l’ho fatto con lo spirito giusto: con l’armonia, con l’intelligenza di una persona grande. Sono cresciuto nel campo e nel campo morirò”.
Anche se non più con gli scarpini ai piedi. Convincerlo a indossare giacca e cravatta non è stato semplice come ricorda lui stesso, ma Totti adesso pensa da dirigente e punta a vincere anche in questa veste inviando tra le righe un messaggio a Boston.
“Se dipendesse da me spenderei qualsiasi cifra al mondo per comprare i giocatori più forti, anche perché per vincere servono giocatori forti – sottolinea -. Questo l’ho sempre detto e lo dirò sempre. Però poi non sono io a gestire i soldi, è il presidente che decide. Il presidente metterà un budget e in base a quel budget dovrà essere bravo a costruire una squadra. In questo mercato pazzo? Io costerei 200 milioni”. E per una cifra del genere la Roma attuale lo avrebbe anche ceduto risanando definitivamente i bilanci del club.
Forse anche per questo l’ex n.10 confessa di non credere in futuro a un bis come il suo: “Non penso che esista un altro Totti e che nel caso possa rimanere a lungo nella Roma. Oggi conta il business – evidenzia -. È difficile che un giovane della Roma crescendo rimanga e possa fare le stesse cose che abbiamo fatto io o Daniele De Rossi. Perciò la situazione è diversa ed è impossibile che quello che è successo con noi si ripeta. Prima si pensava ai giovani promettenti del nostro Paese più che a scoprire un giovane brasiliano, argentino, sudamericano, o di qualsiasi altro Paese nel mondo”.