PianetaGenoa1893.net lo ha intervistato in esclusiva per capire meglio come viene vissuto nello spogliatoio, e per sapere da un esperto cosa manca a questa squadra e quali sono, invece, le sue forze.
Quali sensazioni si provano a giocare il derby di Genova?
«È una partita diversa da tutte le altre. Infatti è una stracittadina. Avendone giocate otto, so come sono».
Che ricordi ha del clima che si respirava durante la settimana precedente?
«Non si pensa a questa gara una settimana prima, bensì con quindici, venti giorni di anticipo. Questo perchè in città si incontrano i tifosi, che ti raccomandano di disputare una bella partita e ti chiedono di vincere per battere i “cugini”.
È un’atmosfera che non accompagna le altre partite. Quando mancano pochi giorni al derby si è in fibrillazione».
Potrebbe raccontarci l’episodio con Enrico Nicolini?
«Fu un derby negativo per me. Un derby che ha visto la mia uscita dal campo. Commisi un errore grave: a uomini pari, infatti, stavamo vincendo uno a zero. La Sampdoria pareggio al novantesimo.
La mia fu una sciocchezza. Quella partita rappresentava l’esordio di Nicolini. Entrato in campo, fece falli pesanti.
D’accordo con la squadra, come si faceva una volta, dopo che Bittolo lo atterrò, gli rifilai una zampata sulla coscia lasciandogli il segno dei tacchetti.
L’arbitro, che aveva fermato il gioco, si trovava vicino a me e giustamente mi espulse. Si trattò di un gesto antisportivo. In seguito, però, diventammo cari amici».
Come vede la partita di sabato?
«Nei derby non c’è mai una favorita. Quando arriva questa partita, forma fisica e posizione in classifica contano relativamente. Si potrebbe dire che la Sampdoria, avendo ottenuto quattro punti in più del Genoa, sia favorita. Ma le stracittadine vengono per lo più giocate con il cuore ed evocano sensazioni diverse.
I blucerchiati, però, vantano un “certo” Cassano: il barese è un giocatore che può cambiare il volto alla partita in qualsiasi momento. L’anno scorso il Grifone poteva contare su un giocatore che segnò quattro gol nei due match… Credo che i rossoblù, comunque, giocheranno fino alla morte».
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