Finalmente una vittoria italiana! Dopo nove secondi posti azzurri – in undici tappe – ha infranto il tabù. Il trevigiano Andrea Vendrame, 26 anni, alfiere del TeamAG2R Citroen che ha regolato facilmente in volata il compagno di fuga Hamilton. Una vittoria costruita con intelligenza tattica e buon mestiere. Studiata in ogni dettaglio.
Subito dopo il traguardo ha detto:” Era ora dopo tanti piazzamenti e sfortuna. Nel 2019 ho sfiorato la vittoria ma è sfumata per un incidente meccanico . Oggi ho realizzato un sogno “.
Immutata la classifica generale: maglia rosa è sempre Bernal super protetto , dall’inizio alla fine, da due straordinari scudieri: Filippo Ganna e Salvatore Puccio. Orgoglio Nibali che ha guadagnato 8” su Bernal con un allungo “vecchi tempi “. Dodicesima tappa, molto dura , in gran parte sotto la pioggia. Da Siena a Bagno di Romagna. Un totale di 212 km con quattro gran premi della montagna e 3.700 metri di dislivello.
Tappa iniziata nella stupenda Piazza del Campo. Dopo Firenze si forma la fuga vincente di sedici corridori; strada facendo si staccano in dodici tra cui Bouchard, primo in tre GPM( Morello, Consuma, Calla). Mollerà al Passo del Carnaio, sfinito ma leader della classifica degli scalatori. Restano in quattro a 15 km dal traguardo: Brambilla, Bennet, Hamilton,Vendrame. Questi ultimi due sallungano, restano insieme fino ai 300 metri dalla linea d’arrivo; poi apre il gas Vendrame e vince a braccia alzate. Purtroppo una grave caduta dopo solo un’ora di corsa ha costretto al ritiro Alessandro De Marchi, maglia rosa per due giorni. Trasportato con l’ambulanza in ospedale gli e’ stato diagnosticato un trauma cranico ed una frattura alla clavicola . Si sono ritirati anche Soler, Mader, Masnada. Festeggiatissimo da tutta la sua squadra e dai corridori italiani il velocista veronese Elia Viviani scelto quale porta bandiera italiana alle Olimpiadi di Tokyo. Mai era stato scelto un ciclista.
Dodicesima tappa nel ricordo di due giganti del ciclismo toscano: Gino Bartali e Alfredo Martini. Uomini che hanno scritto pagine indimenticabili di ciclismo. Il passaggio da casa Bartali e Martini ha segnato questa dodicesima tappa. E i ricordi sono andati al galoppo. Dopo 57 km la Carovana è transitata a Ponte a Ema, un piccolo centro toscano ai piedi della collina della Fattucchia, famoso perché è il paese natale di Gino Bartali a cui è dedicato il “ Museo del ciclismo “, istituito nel 2006 ( tre sale di cimeli, maglie, coppe, bici d’epoca anche dei vari Olmo, Coppi, Maspes ).
Gino Bartali ( 1914-2000 ) è una leggenda tuttora molto viva. Non solo perché “ Ginettaccio” ha vinto tre Giri d’Italia ( 1936, 1937, 1946 ) , due Tour de France (1938, 1948 ) e quattro Milano-Sanremo. Ma anche perché è stato un “Giusto tra le nazioni” , onorificenza conferita ai non-ebrei che hanno agito in modo eroico a rischio della propria vita e senza interesse personale durante la seconda guerra mondiale.
Si legge al memoriale Yad Vashem di Gerusalemme, l’Ente nazionale per la memoria della Shoah, “ Bartali, cattolico devoto, nel corso della occupazione tedesca in Italia ha fatto parte di una rete di salvataggio. Lui diceva “ Il bene si fa, ma non si dice. E certe medaglie si appendono all’anima, non alla giacca “. Straordinario. E dopo 76 km il tributo, a Sesto fiorentino, al c.t. più vincente della storia del nostro ciclismo . Martini è stato commissario tecnico della nazionale italiana la bellezza di 22 anni, dal 1975 al 1997. Ha vinto 6 mondiali, l’ultimo con Francesco Moser in Venezuela . Prima aveva pilotato alla maglia iridata Saronni, Argentin, Fondriest, Bugno due volte ( Stoccarda 1991, Benidorm 1992 ). A questi ori, vanno aggiunti 7 argenti e 7 bronzi . Record. È morto a 93 anni. Tappa numero 13, venerdì 21 maggio . Da Ravenna a Verona ( 198 km ) È la tappa di Dante , sepolto a Ravenna. Strade piatte e lisce. Si passa nella pianura del Ferrarese, del Polesine, del Mantovano ( terra di Learco Guerra , prima maglia rosa del Giro d’Italia , 1931 ). Molti gli attraversamenti dei centri cittadini con il consueto arredo urbano fatto di incroci, rotatorie, spartitraffico. Arrivo nella città di Romeo e Giulietta. È forse l’ultima occasione per i velocisti. Perché poi c’è lo Zoncolan