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Giro d’Italia, sesta tappa, vince lo svizzero Gino Mader, maglia rosa all’ungherese Attila Valter

 Giro d’Italia, un’altra rivoluzione: tappa allo svizzero Gino Mader, maglia rosa all’ungherese Attila Valter. Alessandro De Marchi abdica con un crollo inatteso, clamoroso. Un ritardo di un quarto d’ora. 

Giornata d’altri tempi: pioggia, vento, freddo. Tre gran premi di montagna. Arrivo in salita sul monte San Giacomo, il “ Mont Ventoux” delle Marche. E non sono mancati gli incidenti.

Uno addirittura incredibile: un’auto ammiraglia ha travolto il belga Pieter Serry,  fortunatamente senza gravi conseguenze, solo il cambio di bicicletta .

Non sono ovviamente partiti Landa ( è già rientrato nei Paesi Baschi;  venerdì sarà operato alla clavicola ) e Sivakov.

Ordine d’arrivo della sesta tappa, dalle Grotte di Frasassi ad Ascoli ( monte S. Giacomo ): primo Gino Mader, secondo Bernal, terzo Martin,quarto Evenepoel. Tutti con minimi ritardi. Hanno tardato l’attacco. A  seguire l’ottimo Ciccone e Caruso. Completano là top ten. Soler, Carthy, Vlasov. Una tappa di 160 km  con il primo, vero, arrivo in salita.

Due italiani in gran spolvero: Giulio Ciccone e Pippo Ganna.

Ciccone è stato strepitoso, ha attaccato in discesa. Poi è rimasto a ruota dei grandi scalatori. Senza problemi . Pippo ha trainato la Ineos fino a 9 km dal traguardo, lavorando per Bernal, con una pedalata elegante e potente. Una locomotiva .Come Learco Guerra. In evidenza anche Bettiol e Cataldo.

Classifica generale. Nell’ordine: primo l’ungherese Attila Valter ( GFC ), secondo Evenepoel a 11”, terzo Bernal a 16”, Seguono Vlasov, Vervaeke a 25”e Carthy a 38”, Quindi due italiani. Caruso  ( settimo ) e Ciccone a 41”. Formolo è undicesimo a 55”. Nibali, 17esimo, a 1’43”. Giro d’Italia apertissimo.

È già  polemica sulla sicurezza al Giro.

Troppe trappole nella Corsa Rosa. Così non va.

Gli incidenti registrati nel finale di Cattolica   – Lauda è finito all’ospedale di Riccione, altri sono caduti, anche Nibali ha rischiato ( “ Sono rimasto in piedi per miracolo “ ) – hanno aperto il dibattito sulla sicurezza.

Sotto accusa certi finali di tappa, specie quelli per velocisti, quando i “treni” degli uomini jet si danno battaglia per occupare le migliori posizioni per lo sprint ad oltre 60 all’ora.

Ci sono troppe rotatorie, curve a gomito, restringimenti improvvisi di carreggiata, spartitraffico galeotti anche se ben segnalati. Il serpentone vola, è famelico, rischia. Basta un attimo di distrazione, lo scarto  inatteso di un corridore magari sgomitante, e il patatrac è compito.

A Cattolica si è consumato tutto negli ultimi quattro chilometri e mezzo dalla fine. Mikel Landa ha avuto la peggio.Il capitano della Bahrain Victorius è finito a terra.Fratture multiple. Ora ritocca a Pello Bilbao e Damiano Caruso raccoglierne la pesante eredità l

Settima tappa da Notaresco a Termoli ( venerdì 14 maggio ). Ancora una frazione per velocisti.

Partenza dal borgo medievale, arroccato su una collina, di Notaresco ( provincia di Teramo ) ed arrivo a Termoli, nel Molise, provincia di Campobasso. In tutto 181 chilometri. Costiera adriatica fino a Chieti. Poi saliscendi,ritorno in Costa per il gran finale . Dopo uno strappo di 200 metri ( pendenza del 10-12% ).Gli ultimi tre km sfilano in città. Occhio alle curve e ad un restringimento di carreggiata a soli 800 metri dalla linea d’arrivo. Roba da sprinter coraggiosi .

Published by
Marco Benedetto