Ibrahimovic-Lukaku 2, Zlatan insiste sul voodoo. Anche se il suo nome non c’è nella lunga lista del Pallone d’oro (che tanto va a Messi per diritto divino, ma questa è un’altra storia), al centro dell’attenzione mediatica c’è sempre lui. Ibrahimovic.
Ibrahimovic-Lukaku 2, Zlatan insiste sul voodoo
Altro libro, altra intervista al Corriere della Sera (conversazione con Aldo Cazzullo), sbruffonerie assortite come da copione (“Credi in Dio?”, “No, solo in me stesso”), tranche de vie commoventi (la morte del fratello, l’infanzia difficile da immigrato a Malmoe).
E provocazioni al limite del razzismo (proprio lui che uno stadio intero a Roma l’ha accolto al grido “zingaro di m…”). E’ la vecchia storia della rissa con Lukaku, quella collisione fra giganti in un derby. Un testa a testa fra avengers (infatti seriale) fuggiti dal ghetto d’origine (Romelu è cresciuto a Molenbek) con sgradevole postilla etnicamente sensibile a proposito dei presunti riti voodoo della madre del centravanti belga di origine congolese cinicamente tirati in ballo dallo svedese.
Ibra: “Devo saldare il conto lui”
“Lukaku ha un grande ego, è convinto di essere un fuoriclasse, ed è davvero forte. Ma io sono cresciuto nel ghetto di Malmoe, e quando qualcuno mi viene sotto a testa bassa, lo metto al suo posto. Così l’ho colpito nel suo punto debole: i rituali della mamma. E lui ha perso il controllo.
Anche se mi è rimasto un dubbio atroce: quel derby l’abbiamo perso. Io sono stato espulso. Poi mi sono infortunato. Sono successe un sacco di cose storte. Vuoi vedere che il rito Lukaku me l’ha fatto davvero? Così ho chiesto agli amici credenti di pregare per me. Devo saldare il conto anche con lui. Spero di incontrarlo presto”.
A occhio e croce una minaccia, l’annuncio di un regolamento di conti. “Per strada?”, chiede Cazzullo. “Ma no, sono cose che vanno risolte in campo. Io non odio nessuno, tanto meno Lukaku. L’odio è un sentimento impegnativo”.
Ah ecco, spaccone sì ma sempre 40 anni sul gropppone. Ti aspetto fuori, insomma… ci facciamo una birra.