ROMA – Un calciatore della squadra X si fa male giocando con la sua Nazionale? Da oggi il club che lo paga avrà diritto a un indennizzo: tutto grazie ad una assicurazione che la Fifa ha intenzione di rendere obbligatoria e che è destinata proprio a tamponare, se non la perdita tecnica, almeno quella economica, della società.
Il sistema prevede che, se un giocatore si infortuna durante una gara con la propria nazionale, il club di appartenenza riceverà dall’assicurazione una somma a titolo di indennizzo che dipenderà dalla durata dell’assenza del giocatore e dal suo stipendio base. Quindi un infortunio di un top player “blindato” da un contratto lungo darà diritto ad un indennizzo maggiore. Prima di entrare in vigore, questa copertura assicurativa dovrà comunque essere approvata dal Congresso della Fifa, che si riunirà il 24 e 25 maggio a Budapest.
La questione in realtà è annosa se si pensa che il primo a tirarla fuori fu l’allora presidente della Lazio Sergio Cragnotti. Era il 1998 e durante i Mondiali di Francia Alessandro Nesta si infortunò nella partita vinta 2-1 dall’Italia contro l’Austria. E Cragnotti non la prese bene arrivando a chiedere un risarcimento alla Figc per il danno patrimoniale. “Noi li paghiamo, ve li prestiamo gratis e ce li ridate rotti” il senso della posizione dell’allora presidente della Lazio. Posizione che, ovviamente, accese le polemiche. Sta di fatto che prevalse la linea “giocare in Nazionale è un onore” e che il risarcimento federale non arrivò.
La pensano diversamente in Inghilterra dove la Federazione locale ha una sua assicurazione per coprire questo tipo di eventi. Per loro, quindi, non si tratta di una novità. Accadde, per esempio, con Steven Gerrard e il Liverpool fu “consolato” con 500 mila sterline di indennizzo, ovvero lo stipendio pagato per il periodo di assenza dal campo.
I casi sono però numerosi: l’ultimo, in ordine di tempo, è quello del difensore della Roma Nicolas Burdisso, fermo da mesi per una rottura del legamento riportata durante la partita tra Argentina e Colombia. Prima ancora era toccato a Diego Forlan con l’Uruguay e agli olandesi Van Persie e Robben.
E ora, davanti alle pressioni dei club la Fifa fa un piccolo passo in avanti. Non gratis, però. Nella stessa assemblea, infatti, è stato anche deciso che il rilascio dei giovani Under 23 per le Olimpiadi di Londra sarà obbligatorio. Cosa che, ovviamente, non farà piacere ai club. In realtà, come scrive la Gazzetta dello Sport, l’unico precedente legale non è dalla parte della organizzazione di Joseph Blatter: Leo Messi fu convocato per le Olimpiadi di Pechino e il Barcellona portò la questione in Tribunale. Con un atto “signorile”, poi, Messi fu mandato ai Giochi. Dopo che il Tas, però, aveva dato ragione ai Blaugrana.
