ROMA – Il Milan c’è, l’Inter anche, il Napoli, invece, no. I partenopei sbattono contro il muro tirato su dal Brescia di Iachini, contro l’arbitro Mazzoleni che non vede un fallo da rigore su Cavani suscitando la reazione scomposta di Mazzarri (espulso) e contro un nervosismo che finisce per annebbiare la mente prima e le gambe poi. Finisce 0-0 col Napoli che, alla fine, rischia anche di perdere ma Caracciolo grazia. Finisce, virtualmente, la corsa scudetto del Napoli: i punti dal Milan diventano otto, nove se consideriamo anche il fatto che con gli scontri diretti non gli basterebbe arrivare alla pari.
L’Inter, invece, tiene il passo del Milan vincendo 5-2 sul Genoa. Per dare un po’ di thrilling alla partita i nerazzurri decidono di andare in svantaggio e di chiuderci il primo tempo. Sembra un pomeriggio di sofferenza simile a quelli dei tempi di Benitez. Invece no: in sette minuti, tra il quinto e il dodicesimo della ripresa, l’Inter ne fa tre (uno Pazzini e due Eto’o). Il resto è in discesa e c’è tempo per registrare, dopo Pandev, il primo centro del giapponese Nagatomo.
La migliore delle risposte possibili al Milan che sabato sera aveva vinto 1-0 un casa della Juventus. È bastato un tiro non esattamente irresistibile di Gattuso: Buffon, per un solo istante, si è trasformato nell’icona della Juve degli ultimi 24 mesi: lento, impacciato, inesorabilmente calante. E’ sceso piano piano e la palla è passata tra terreno e corpo. Quello di Buffon è un episodio, quello della Juve è, invece, uno stato conclamato: stato di crisi fatto di qualità che non c’è e di rivoluzione permanente che cambia sempre tutto tranne i risultati.
Il Milan, invece, va: vince senza soffrire, tiene l’Inter a -5 e guarda al prossimo debry con un minimo di tranquillità in più. Senza esagerare. In zona Champions c’è da registrare l’1-0 di rigore con cui l’Udinese batte il Bari. Non la migliore partita dell’anno: ai friulani sono serviti 75 minuti e un rigore per venire a capo di una partita imprevedibilmente complicata. La parata di Handanovic su Rudolf in extremis regala ai friulani qualche ora di quarto posto.
In serata, però, la Lazio si riprende l’ultima piazza Champions battendo il Palermo dell’esordiente Serse Cosmi. Se Zamparini voleva grinta e una “scossa” dall’allenatore allora la missione è fallita: pronti via e sembra un replay del cappotto interno subito dall’Udinese. La Lazio, però, sul 2-0 (prima doppietta in biancoceleste di Sculli) è appagata e inizia a pensare al derby. Nota di cronaca: l’eroe della serata Sculli deve uscire dopo appena 8 minuti del secondo tempo: vittima di una reazione allergica pare, ad una vernice usata per alcune zolle del campo.
Anche perché la Roma di Vincenzo Montella, venerdì 2-1 in casa del Lecce, pur senza fare nulla di straordinario mantiene vive le speranze di quarto posto grazie ai sette punti nelle tre partite col nuovo tecnico. Sia chiaro: il Lecce meritava il pari (e un rigore non dato sull’1-0 per la Roma), però i giallorossi hanno ripreso almeno un minimo di fiducia. Con lo Shakthar, però, servirà molto di più. Idem per la Lazio. Il Lecce, invece, mastica amaro anche perché alcune delle dirette concorrenti fanno risultati che non t’aspetti. Del Brescia abbiamo detto.
Merita un cenno in più la vittoria del Cesena in casa della Samp. Un 3-2 finale con la rimonta blucerchiata che, dal 3-0 si ferma a un passo dal pareggio. Il risultato ha una serie di conseguenze interessanti: in primo luogo il Cesena aggancia il Lecce a quota 28, scavalca il Catania, e risucchia proprio la Sampdoria, inchiodata a 31 punti nella lotta per non retrocedere.
I doriani non se ne abbiano a male: dovevano fare la Champions e sono usciti prima di cominciare, dovevano fare l’Europa League e si sono fermati nel girone, dovevano lottare e stanno affondando. Dopo il mercato kamikaze di gennaio sembrano una delle squadre più a rischio: è vero che le squadre in lizza sono tante, ma la Samp è demotivata, scossa e in serie negativa. Serve presto un’inversione di rotta anche perché Cesena, Lecce, Brescia e Catania sapevano dall’inizio quale sarebbe stato il loro campionato. La Samp, invece no ma la qualità dell’organico, dal 31 gennaio non è poi così superiore a quella delle dirette concorrenti.
Quanto al Catania, oggi tornano da Firenze con un 3-0 sul groppone. Due le note: Mutu, in un campionato così è ancora un fattore e la Fiorentina, senza strafare, sembra aver trovato un minimo di regolarità. Quei due punti lasciati a Bari, però, pesano tanto: averli presi avrebbe significato essere oggi a meno due dalla Juventus.
Chievo e Parma, invece, scelgono di non farsi del male: 0-0 bruttino. Attenzione, però, per entrambe è davvero presto per parlare di salvezza. Altro pareggio, molto più combattuto e polemico è il 2-2 tra Bologna e Cagliari. Il veleno è nella coda: il Bologna apre su rigore e poi si trova sotto 2-1. Al 50′ in area cagliaritana c’è anche il portiere Viviano: mischione e segna Ramirez. Si accende il parapiglia per un possibile tocco di mano proprio di Viviano (sono abitudini…). Il Cagliari vede così sfumare l’aggancio alla Juve, il Bologna sale a 36 mettendo un altro mattoncino verso una salvezza meritata e anticipata.