ROMA – L’Inter in rimonta salva la faccia ma la vittoria ancora non arriva e il terzo posto Champions resta lontanissimo. Terzo posto che, dopo la ventiseiesima giornata è occupato in solitaria dalla Lazio, vincitrice del derby. Frena l’Udinese, bloccata sullo 0-0 dall’Atalanta ma attenzione al Napoli che, complice un arbitraggio fortunato, vince a Parma e si aggrappa al treno per la Champions.
A San Siro, l’Inter rimonta due gol al Catania e pareggia 2-2. Per come si era messa, per Claudio Ranieri, può andare bene così visto che, forse, il pari serve a salvare almeno la panchina. Certo il terzo posto è sempre più lontano. E a vedere bene la gara forse meritava di più il Catania capace di andare sul 2-0 grazie a Gomez e Izco. Nella ripresa Ranieri tenta la mossa della disperazione: Inter con tre punte centrali e Sneijder. Complice un calo del Catania arrivano le reti dell’Inter: Forlan prima e Milito poi. Il finale è convulso ma il Catania tiene e rischia anche di passare. Il 2-2, di sicuro, è più utile ai siciliani che all’Inter. Per come stavano andando le cose, però, forse è proprio Ranieri il più sollevato.
Il derby di Roma dice, e non succedeva dal 1998, Lazio due volte su due. Stesso risultato dell’andata, 2-1, sempre con un rigore per la Lazio a cambiare la partita e con la Roma costretta all’inferiorità numerica. Le due partite, però, sono molto diverse: all’andata la Lazio aveva vinto in rimonta. Questa volta, invece, la Roma parte con l’handicap: dopo nemmeno 10 minuti Hernanes libera Klose solo davanti a Stekelenburg che lo stende. Inevitabile il penalty e arriva anche il rosso. Sul dischetto è lo stesso Hernanes a fare 1-0.
E’ l’episodio che cambia la partita e che porterà Luis Enrique, a fine gara a sbottare: “Cosa ho fatto per meritarmi questa merda?”. La Roma, però, nonostante l’uomo in meno (per fare spazio a Lobont esce Lamela) si riorganizza e arriva al pari con il solito Borini. Nel secondo tempo, però, è Mauri a trovare il gol partita. La Roma, fino alla fine ci prova: Luis Enrique prova la mossa della disperazione mettendo anche Bojan al posto di Juan ma la Lazio regge e festeggia un derby vinto che vale il terzo posto in solitaria e il +10 sui cugini.
L’Udinese, invece, non va oltre lo 0-0 interno con l’Atalanta: risultato curioso per una sfida tra due dei top bomber della serie A, Totò Di Natale e German Denis. L’Udinese, in verità, per vincerle le ha provate tutte ma il fortino allestito da Colantuno ha retto. Ora, complice il derby, il terzo posto è lontano due punti.
Udinese e Lazio, però, devono guardarsi da un concorrente che sembra aver finalmente trovato continuità, il Napoli di Walter Mazzarri, vittorioso 2-1 a Parma nell’anticipo di mezzogiorno. Oggi, in verità, sono stati fortuna e arbitri a metterci del loro. Il Napoli trova il vantaggio nel primo tempo con Cavani che si procura un rigore (generoso), lo sbaglia e poi appoggia in gol sulla ribattuta. Nella ripresa, però, il Parma trova a dieci minuti dalla fine il pari con Zaccardo. Sembra fatta e Mazzarri rimedia anche un’espulsione. Invece ecco il finale che fa imbufalire gli emiliani: Lavezzi segna nel recupero ma è in fuorigioco che l’arbitro non vede. Non è l’unico episodio controverso visto che il Parma protesta anche per un fallo di mano in area di Dossena.
Nella lotta per non retrocedere, invece, importante vittoria del Siena, che liquida 3-0 il Cagliari e si porta a 29 punti, agguantando il Parma. I toscani soffrono all’inizio poi sbloccano al 40 con Bogdani. Nella ripresa il Cagliari non reagisce, anzi: arrivano altri due gol del Siena: quello di Calaiò e Del Grosso.
Respira, poi, anche la Fiorentina di Delio Rossi che supera 2-0 il Cesena. Per i viola, che vengono da tre sconfitte consecutive, l’inizio è da incubo: dopo 20 minuti Jovetic si arrende a un problema muscolare. C’è da avere paura e invece la Fiorentina si ritrova. Il vantaggio arriva nella ripresa grazie a un autogol, quello di Moras. Poi chiude Nastasic. Per Rossi & co una boccata d’ossigeno.
Vince, nella gara spostata alle 18:30 per i funerali di Lucio Dalla, il Bologna sul Novara. Il muro di Emiliano Mondonico tiene fino a 10 minuti dalla fine quando, dopo un’azione prolungata e due pali, è Robert Acquafresca a trovare il gol che porta i rossoblù a 31 punti. Per il Novara, come per il Cesena, le speranze di rimanere in serie A sembrano praticamente nulle.
Di speranze ne ha invece ancora il Lecce, anche se in casa con il Genoa i salentini non vanno oltre il 2-2. In avvio di gara è proprio il Genoa a passare con Sculli. Poi il Lecce pareggia con Muriel e passa con Brivio prima di essere raggiunto ancora da Sculli nel finale. Alla fine Serse Cosmi è una furia: protesta per la mancata espulsione di Kucka e definisce l’arbitro, Carmine Russo di Nola, uno “non da serie A”.
Per quanto riguarda la lotta scudetto, invece, Milan e Juventus hanno anticipato al sabato. Zlatan Ibrahimovic c’è e si vede. La difesa del Palermo è dimezzata e si vede anche questo. Mettici poi la rabbia per la partita di sabato scorso contro la Juventus ed ecco spiegat0 lo 0-4 con cui il Milan in pochi minuti cancella dal campo un Palermo imbarazzante. Al Renzo Barbera la partita finisce dopo 35 minuti: quelli che servono a Ibra per fare un gol per ogni giornata di squalifica scontata: tre turni, tre gol. Nella ripresa, poi, arrotonda Thiago Silva. Quanto al Palermo quella col Milan è una partita da dimenticare in fretta: 4 gol subiti, 38% di possesso palla, 4 tiri nello specchio contro 12.
A dare ancora più valore alla vittoria di Palermo, per il Milan, è però l’imprevisto pari interno della Juventus contro il Chievo. A Torino finisce 1-1 tra i fischi dello Juventus Stadium che non gradisce. Eppure, per la squadra di Conte, le cose si erano messe bene grazie al gol di De Ceglie dopo appena 17 minuti. Sembrava la situazione ottimale: invece la Juve non chiude la gara, rischia anche un paio di volte di prendere il pari che arriva, puntuale, a un quarto d’ora dalla fine.
A Conte resta una squadra meno brillate e appesantita. La diagnosi di “mancanza di umiltà” spiega forse in parte la flessione che, però, sembra prima di tutto fisica. Certo, un momento di appannamento ci può stare: corrisponde, però, al miglior momento del Milan in tutta la stagione.