Italia, dentro o fuori: alle 16 c’è la Slovacchia

E’ il giorno dell’Italia. Alle 16 gli Azzurri si giocano il Mondiale. Dentro o fuori, senza prove di appello. Arbitro del futuro in Sudafrica della Nazionale di Marcello Lippi, la Slovacchia di Hamsik.

Gli ottavi passano per l’Ellis Park, dove i campioni del Mondo dovranno giocare da campioni del Mondo. Per orgoglio e dignità, per dimostrare che l’Italia non è bollita e che può ancora dire la sua.

Senza Pirlo e Buffon, ancora acciaccati, gli Azzurri rischiano un’uscita indecorosa, ma sono proprio queste le situazioni in cui si esaltano. E allora dentro Gattuso, un lottatore, uno di quei calciatori che sulla grinta ha costruito una carriera. Poca tecnica ma tanta tenacia, esattamente quello che chiede oggi Lippi ai suoi eroi.

A quelli che quattro anni fa a Berlino hanno alzato la Coppa, certo, ma anche a quelli che in Germania non c’erano.

E’ alloro ecco Pepe, o Totò Di Natale. Molto probabilmente. Forse, ma non di sicuro. Marcello Lippi blinda non solo la nazionale, ma anche le sue idee sul tridente d’attacco che contro la Slovacchia dovrà sbloccare l’Italia, per superare l’ostacolo ed approdare agli ottavi di finale invertendo la rotta.

”Ho deciso, e sulla base di tanti fattori: ma non della stanchezza”, l’unica apertura del commissario tecnico. Appurato che nel ritiro azzurro ”anche i muri hanno orecchie” – come ha detto il ct azzurro – la sottile guerra psicologica con il mondo esterno si è arricchita oggi di una nuova puntata.

Mercoledì, quindi, allenamento a porte chiuse sul campo del Southdowns College, e non all’Ellis Park, come da permesso Fifa. E poi prove di tridente senza alcuna certezza. Al riparo da occhi indiscreti, gli azzurri si sono schierati con un 4-3-3 che contava tra i titolari in avanti prima Pepe-Pazzini-Quagliarella, con Iaquinta poi alternato a Pazzini; poi Pepe-Iaquinta-Di Natale. Così questa volta neanche chi è stato protagonista delle prove è riuscito a capire l’orientamento del ct: un tridente o l’altro? Oppure ancora un mix tra i due?

Non è un caso che sette su undici azzurri chiamati a scendere in campo questo pomeriggio siano sicuri (la difesa delle prime due partite, il centrocampo a tre Gattuso-De Rossi-Montolivo, con Pirlo pronto a subentrare) e tra loro non vi sia neanche un attaccante. L’unica indicazione è che Gilardino dovrebbe aver esaurito le sue chance. Non resta che la logica, per decifrare la ’sfinge’ Lippi.

Il 4-3-3 azzurro non è mai stato uno schema zemaniano: uno degli esterni è sempre un centrocampista offensivo, capace di arretrare sulla linea per fare un centrocampo a quattro. Camoranesi no (anche oggi provato tra i tre in mezzo al campo), piuttosto Pepe. Piazzare Iaquinta centrale e Di Natale esterno consentirebbe ai due ex Udinese di incrociare, e questa sembra soluzione più gradita che non restituire al 10 azzurro la posizione originaria che lo ha portato a conquistare il titolo di capocannoniere in serie A: centravanti di movimento.

Iaquinta al centro dell’attacco (nonostante un piccolo indolenzimento muscolare) è un’altra mezza certezza. E allora Quagliarella e Pazzini? Soprattutto il primo è la tentazione di Lippi. Tutti e due insieme sono i possibili cambi (il terzo e’ Pirlo) se la maledizione del gol non terminerà. Forse.

E’ il giorno dell’Italia. Alle 16 gli Azzurri si giocano il Mondiale. Dentro o fuori, senza prove di appello. Arbitro del futuro della Nazionale di Marcello Lippi, la Slovacchia di Hamsik.

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