Prove tecniche di Italia “extra small”, Giuseppe Rossi: “Io e Cassano insieme? Perché no?”

Giuseppe Rossi (foto LaPresse)

ROMA – Se non è nata, sta per farlo. E’ un’Italia nuova, nel disegno tattico ma soprattutto nelle misure. Talenti taglia XS, tecnica e piedi buoni in fisici tutt’altro che da colossi.

”Io con Cassano, perché no?”, il messaggio lanciato dalla notte di Kiev da Giuseppe Rossi. Nel testa a testa per una maglia azzurra con Antonio Cassano, il piccolo attaccante del Villarreal ha guadagnato con l’amichevole in Ucraina più di qualche metro. Hai voglia a ribadire, come fa il commissario tecnico Prandelli, che i due ”non sono un’alternativa, ma possono coesistere”.

La proposta di Rossi è un chiaro segnale: il gioco dei dualismi azzurri – quello cominciato con Rivera-Mazzola e finito con Totti-Del Piero – è ricominciato, ai nuovi duellanti non resta che crescere e crescere per arrivare al livello dei loro precursori. Nei fatti, Rossi è in grande risalita nelle quotazioni azzurre, Cassano stabile in discesa, tanto che ora Prandelli dice ”possiamo essere una bella squadra anche senza grandi fuoriclasse”.

Ma è simbolico che col la rete all’Ucraina, ieri, Rossi abbia raggiunto Cassano – che ha seguito tutta la partita dalla panchina – a quota 5 reti in azzurro. ”Non vedo perché io e lui non possiamo giocare insieme – ribadisce Rossi – Il calcio moderno è questo: tanta tecnica, possesso palla, capacità di far girare il pallone, velocità”. Tutte doti peculiari non solo dei due nuovi ‘competitors’ azzurri; c’è anche Sebastian Giovinco a dimostrare che piccolo è bello, di questi tempi in azzurro.

”Si’, bravo anche lui. Visto che l’Italia di giocatori ne ha?”, il commento di Rossi. ”Guardate alla Spagna: è finita l’era dei calciatori grandi e grossi, si vince con i piccoletti che sanno trattare il pallone”. E lui di Spagna se ne intende. ”E’ un’annata d’oro, per me: forse è vero quel che dice Prandelli, ho raggiunto la maturità e l’equilibrio. Ora torno a concentrarmi sul mio Villarreal, ma un pensiero a Italia-Estonia di giugno, lo faccio eccome”, assicura.

Anche Rossi sa, in fondo, di non aver dato il meglio di sé in azzurro. ”Margini di crescita ci sono sempre, io non sono perfetto e crescerò: quanto, ditelo voi, intanto sono contento della sera di Kiev. Anzi, contentissimo”. Perché sente un po’ più sua quella maglia, anche se non lo dice. Qualcosa è cambiato anche dentro, non solo all’esterno. ”Dicevano che ero troppo bravo ragazzo – conclude Rossi – io sono semplicemente me stesso, ma in ogni caso ho imparato dagli errori del passato”. Quel che Prandelli si aspetta da Balotelli. Con lui sarebbe un’Italia ancora più ricca, e di sicuro diversa. I punti fermi del progetto Prandelli, certo, sono delineati. Una difesa con due centrali di peso e due terzini molto offensivi; un centrocampo di ‘universali’, giocatori in grado di distruggere, costruire, cucire, e comunque sempre disposti a triangolo; e poi un attacco a due punte, una leggera e una pesante.

E’ qui che Rossi si infila sulla linea di partenza, pronto al sorpasso su Cassano: non a giugno, forse, ma dalla prossima stagione se l’attaccante del Milan non troverà spazi e consacrazione col suo club. Poi, c’è anche la variante dei due talenti-mini, Cassano-Rossi appunto o Giovinco dietro l’attacco. A forza di perché no, l’Italia di Prandelli sta sorprendendo un po’ tutti.

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Emiliano Condò