Due capitani, 500 gol, un compagno e non un rivale in Nazionale, un grande avversario con la maglia del club. Alla vigilia di Juventus-Roma, Alessandro Del Piero toglie la corazza di guerriero e fa un tributo, sul proprio sito internet, a Francesco Totti, un campione molto diverso dal bianconero ma, sottolinea Alex, «con molte cose in comune».
Del Piero fa una lunga premessa prima di esprimere il suo giudizio sul campione romano. «C’è un gesto – dice – che ormai da anni, da quando indosso la fascia di capitano, ripeto ogni volta prima di cominciare una partita. Fa parte del ‘protocollo’, di quei riti che accompagnano gli ultimi istanti in attesa del calcio d’inizio. Il saluto all’arbitro, lo scambio dei gagliardetti, la stretta di mano al capitano della squadra avversaria. Gesti che diventano automatici, ripetitivi, per alcuni anche scaramantici, con la testa rivolta a quello che poco dopo accadrà in campo. Se mi fermo però a pensare al valore di quei momenti – aggiunge – mi accorgo che non sono affatto banali. Soprattutto alla vigilia di partite come questa, quando dall’altra parte, con la fascia di capitano, c’è un giocatore come Francesco Totti».
Due capitani, due campioni. «Se sommiamo i miei gol e i suoi – spiega Del Piero – superiamo quota 500. Se sommiamo gli anni di carriera con la stessa maglia, sempre e soltanto la stessa maglia, arriviamo a 35 anni. Una vita. Lo stesso discorso valeva – aggiunge – per le mie sfide con Paolo Maldini. Io credo che non esista il concetto di bandiera, di simbolo di una società, di una squadra, di una tifoseria, se poi non lo riempi ogni giorno di contenuti, sul campo e fuori dal campo. Per questo per me è un orgoglio avere affrontato e affrontare giocatori così».
La stima è altissima. «Con Francesco – commenta il bianconero – siamo stati compagni di squadra in Nazionale, sottolineo compagni e non rivali. Siamo molto diversi, ma abbiamo molte cose in comune. Abbiamo vinto un Mondiale insieme e quei ricordi ci legheranno per sempre. Ma soprattutto con i nostri club siamo stati, e saremo, avversari. Ecco, io penso che un campione diventi grande – conclude – anche attraverso i grandi avversari che affronta. Per questo sarò felice, domani sera, di stringere la mano a Francesco».