“In questa stagione abbiamo già vinto la Supercoppa.
Certo, non si può negare che oggi ci sia una flessione, anche perchè si gioca ogni tre giorni e non c’è il tempo per recuperare.
E certi giocatori accusano in questo momento un calo di tensione.
Ma il campionato è lungo e l’obiettivo di un buon piazzamento rimane inalterato”.
Claudio Lotito difende la sua Lazio.
Intervistato da “L’Espresso“, il numero uno biancoceleste continua ad aver fiducia nei suoi, nonostante la vittoria in campionato manchi da fine agosto e la squadra cominci a subire le contestazioni dei tifosi.
“Nella Lazio c’è una minoranza chiassosa che sovrasta la maggioranza silenziosa – commenta -, gente che contrasta la nostra azione di pulizia perchè vuol conservare antichi privilegi”.
Lotito difende la scelta di Ballardini (“dicono che non e’ adeguato? Chiacchiere da bar”) e a chi sostiene che non ha investito abbastanza risponde di essere “un presidente-tifoso e non un tifoso-presidente.
Ho l’obbligo e il dovere, ribadisco, di gestire la società in modo trasparente all’insegna dei valori più autentici dello sport.
E poi, ‘Lotirchio’?… Ma se quest’anno ho già investito 38 milioni di euro cash – ribatte -. Certi tifosi dimenticano che l’anno scorso Zarate e Matuzalem erano in prestito e da quest’estate sono interamente di proprietà della Lazio”.
Anche sui casi Pandev e Ledesma il presidente biancoceleste ribatte di non emarginare nessuno: “Pandev e Ledesma si sono isolati da soli.
Il nostro tecnico ha scelto di farne a meno perchè quando ti manca il senso di appartenenza non sei piu’ al servizio della squadra.
Le partite non si vincono solo con il fisico, ma soprattutto con la testa e con il cuore”.
Avanti cosi’, insomma, del resto Lotito, da cinque anni presidente della Lazio, è uno che ha sempre dimostrato, da quando ha fatto il suo ingresso nel calcio, di non aver paura delle difficoltà, vedi la situazione disastrosa in cui ha trovato il bilancio del club.
“Non mi piace rivendicare in prima persona il ruolo del grande moralizzatore – continua -, è una percezione che altri hanno di me per il lavoro che svolgo.
Quando sono entrato nel mondo del calcio la consuetudine esaltava un discutibile assioma:
più spendi più vinci. Io al contrario ho cercato di riportare in primo piano i valori olimpici: la professionalità, lo spirito di sacrificio, la meritocrazia.
Ho provato insomma a riportare il calcio sulla terra, lottando contro la dicotomia di un mondo dorato del tutto separato dalla società civile.
Nel 2004 – ricorda ancora Lotito – ho ereditato bilanci piu’ disastrati di quelli dell’Alitalia: circa 550 milioni di debiti, di cui 150 richiesti dal Fisco, e un monte ingaggi di 120 milioni.
L’anno scorso il budget si è chiuso con 26 milioni di utili. E intanto abbiamo vinto una Coppa Italia e una Supercoppa. A dimostrazione che non è un’utopia ottenere risultati rispettando il rigore finanziario”.
Occhio anche agli ingaggi dunque, perchè il compenso eticamente giusto per un grande campione “non è certo di sette-otto milioni di euro, come avviene oggi.
Lo stipendio di un calciatore dovrebbe essere fissato da tre fattori: il ritorno economico che produce, le capacita finanziarie del club, il suo peso patrimoniale e quello mediatico”.
Lotito parla anche di Calciopoli, definendolo “uno scandalo piu’ mediatico che sostanziale.
Ma ha rappresentato comunque una scossa benefica ripristinando l’osservanza delle regole.
C’è più professionalità nella gestione delle squadre, sono diminuiti i margini di errore, le case ora si costruiscono con il cemento armato, non più con la sabbia”.
Infine un messaggio a chi gli chiede di uscire di scena: “non mi sono mai pentito di aver comprato la Lazio e non ho la minima intenzione di mollare”.