Liegi -Bastogne-Liegi. Ha vinto il fenomeno sloveno Tadej Pogacar. Affare sloveno. L’anno scorso ha vinto Roglic, quest’anno il potente e giovane Pogacar. Meritatamente . Ha vinto indiscutibilmente il più forte. Ha vinto il re del Tour. Una volata imperiosa, in rimonta devastante. Ai 150 metri era quinto.
Secondo, di mezza ruota, il campione del mondo Alaphilippe. Proprio come l’anno scorso. La Francia si consola piazzando, per la prima volta in questa corsa monumento, due suoi uomini sul podio. Con l’iridato Julian, buon terzo è arrivato David Gaudu, uno scricciolo di 53 kg, fiero portacolori della Groupama.
Quarto l’eterno Valverde che a 41 anni ha trovato le forze per andare in fuga con un poker di stelle. Quinto il canadese Woods che ha cercato di sorprende tutti nell’ultimo chilometro consapevole che in volata non avrebbe avuto chanches. Infatti.
Primo degli italiani Davide Formolo, sedicesimo. Ha lavorato soprattutto per Pogacar.
E, come annunciato, si è fatto vedere il bergamasco Lorenzo Rota in fuga per oltre 200 chilometri. Gli altri nove hanno fatto i gregari per i loro capitàni.
Un flop la corazzata inglese della Ineos, sempre davanti con le sue frecce: Adam Yates, Geoghegan e Carapaz ; quest’ultimo ha tentato una sortita solitaria a 23 km dal traguardo. Acciuffato in dieci chilometri. Poi squalificato per posizione scorretta in discesa. Fatale a Roglic l’ultima asperità de la Roche-aux-Faucons ( pendenza 11% ). Le gambe stavolta si sono appesantite troppo. Succede in una corsa di quasi sette ore.
Le radici di questa classica monumento – una delle cinque riconosciute – affondano addirittura nell’Ottocento. È stata fondata nel 1892. La chiamano anche la “corsa degli italiani”. Per due buoni motivi. Perché da queste parte abita una nutrita comunità di connazionali nostri emigrati. E poi perché l’hanno vinta dodici volte gli azzurri. Moreno Argentin l’ha vinta quattro volte, una in meno di Eddy Mercks ( record che resiste dal 1975 ) quando il “ cannibale “ infilò la quinta per la gioia degli organizzatori francesi dell’ASO ( Amaury Sport Organisation ); gli stessi che organizzano Tour de France, Vuelta, Parigi-Roubaix e molti altri eventi sportivi. Persino il Tour of Oman ( corsa a tappe in calendario a febbraio) e l’avventuroso Rally Dakar con circa 500 partecipanti. Il vecchio Philippe Amaury ( 1940-2006 ) – magnate dell’editoria francese – aveva l’occhio lungo.
Liegi, l’albo d’oro
Nell’albo d’oro il meglio del ciclismo di ieri, oggi e domani. Tutti i più forti corridori l’hanno corsa almeno una volta.
Qui hanno vinto autentiche leggende come Anquetil, Hinault, Rik Van Looy, Bettini,
Valverde quattro volte , Roglic l’anno scorso. E gli italiani primi al traguardo? Il primo è stato Carmine Preziosi nel 1965, un passista-velocista di Sant’Angelo all’Esca ( Avellino ); viveva in Belgio, a Parcennes, per essere vicino al padre impiegato nelle miniere di Charleroi. Carmine faceva di tutto per campare, anche il cameriere e il vetraio.
Altri tempi. Altri uomini. Vinse la gara della vita davanti a Vittorio Adorni. Cose di 56 anni fa. L’ultimo a vincere è stato Danilo De Luca nel 2007. In mezzo Contini, Argentin ( 4 ), Bartoli ( 2 ), Bettini ( 2 ), e l’eterno Davide Rebellin che a 50 anni corre ancora (quest’anno era al Trofeo Laigueglia con la Meridiana , squadra croata nata in Italia). Dal 1992 non si è mai fermato. Una favola italiana. Il ciclismo è anche questo.