ROMA, 9 MAR – ''Non mollero' e magari mi dovrete sopportare altri cinque anni''. Nel momento piu' difficile per lui e per il progetto americano della Roma, Luis Enrique non solo non si arrende, ma rilancia le proprie ambizioni, e per la prima volta, lascia intravedere la possibilita' di restare sulla panchina giallorossa oltre la durata del suo contratto in scadenza tra un anno. Il derby perso, il secondo di fila, la classifica che segna un pesante meno dieci dal terzo posto della Lazio, non sembrano avere intaccato le certezze dell'asturiano che, alla vigilia della difficile trasferta di Palermo, con Totti arruolato dopo l'affaticamento di ieri ma senza Taddei e Perrotta, risponde subito per le rime a chi parla di un progetto arrivato al capolinea.
''Non mollero', lavoro duro e continuero' a fare quello che penso sia il meglio per la squadra – dice il tecnico – Resto come minimo fino alla fine del contratto. Al minimo, perche' sono un uomo di parola e la mia firma dice questo. Poi magari mi dovrete sopportare per altri 4-5 anni''. Detto questo, al tecnico giallorosso non sfugge la realta' di risultati deludenti, che nonostante una fiducia cieca del club potrebbero far scricchiolare la sua posizione: ''Il calcio dipende sempre dai risultati – ammette – Quando la societa' pensera' che non sono la persona giusta, allora quello sara' il mio ultimo giorno. Ma finche' societa' e tifosi mi danno la loro fiducia, nonostante le difficolta', io saro' felicissimo di stare al mio posto, anche se al momento non sono felicissimo''. Il viaggio della Roma a Palermo ha piu' di un motivo per preoccupare Luis Enrique, anche per l'indisponibilita' di Taddei e Perrotta, oltre a quelle gia' annunciate di Burdisso, Juan e Pjanic per infortunio, e di Cassetti, Osvaldo e Stekelenburg per squalifica: ''Dobbiamo recuperare dopo una sconfitta e una settimana difficile sul piano mentale per i calciatori – ha spiegato – E il presente della squadra e' il Palermo, un avversario che in casa sta facendo benissimo''. Ma nessuno dei giocatori e' scontento del ''progetto'': ''E' una vostra ipotesi. Io mi sono messo a disposizione della squadra e ho sempre fatto quello che ho ritenuto fosse meglio. L'esame e' ogni giorno, ogni partita. Io cerco la concentrazione e il meglio nella prossima gara, che e' sempre la piu' importante''. E allora, per una volta, potrebbe contare vincere e non giocare bene, almeno per dare un segnale. Lo aveva detto pochi giorni fa Sabatini.
''Preferisco vincere sempre, in qualsiasi modo – sorprende Luis – e sono anche convinto che non solo il derby, ma qualsiasi partita, si possa vincere anche giocando male''. Nessuna marcia indietro sulle sue convinzioni: ''Sono convinto che sia meglio vincere sapendo perche' l'hai fatto. Giocando bene si vince di piu'. Quando siamo distratti siamo piu' vulnerabili. Ma se facciamo bene quello che chiedo, e qualche volta e' capitato, e' un altro discorso''. Insomma il tecnico spagnolo non si rimangia il progetto estivo, la scelta di puntare sui giovani. Neanche dopo l'invito di De Rossi a scegliere giocatori di maggior esperienza: ''Un passo indietro mai, io non faccio differenze tra giovani e non giovani. Con la societa', il pensiero e' quello di fare una squadra forte. L'esperienza si fa ogni giorno, si puo' essere bravi a 35 anni come Totti, a 29 come De Rossi o a 19 come Piscitella. Conta la qualita'''.
Nessuna accusa, anche per questo, all'immobilismo nel mercato invernale: ''Sabatini e Baldini sanno cosa era importante ma abbiamo deciso che non c'era fretta. Non ho rimproveri da fare. Mi prendo le mie responsabilita' e continuo a pensare che siamo una buona squadra che puo' fare di meglio''. Anche perche', adesso, la parola piu' in voga a Roma e' ''fallimento''. ''Ognuno puo' dire la sua. Io mi aspetto che non sara' cosi', ma lo diro' alla fine''.