Il medico sociale? Roba vecchia, meglio tornare in patria e rivolgersi ad uno stregone per farsi togliere il malocchio. E’ l’ultima moda del calcio francese, dove, di africani, nel campionato di serie A ne giocano in tanti.
Succede, così, che quando c’è un infortunio che non ne vuol sapere di guarire, i calciatori prendano armi e bagagli e vadano a consultare il loro stregone di fiducia.
A farlo per primo è stato Moussa Sow, marocchino, capocannoniere del campionato con la maglia del Lilla. Racconta il fratello maggiore che, anni fa, una mattina il giovane Moussa si sveglio completamente paralizzato dalla cintola in giù. A distanza di anni il marocchino è ancora certo che sia stato colpa del malocchio: “Aveva perso l’uso delle gambe – dice il fratello alla Gazzetta dello Sport – Eravamo disperati perché i dottori non riuscivano a capire di cosa si trattasse. Rimase bloccato per almeno due settimane, poi improvvisamente è tornato a camminare”. Merito di uno stregone mentre i medici, “ovviamente”, non ci avevano capito nulla.
Il malocchio estivo, invece, aveva colpito Stephane Mbia, camerunense del Marsiglia. Tutto iniziato con un banale infortunio al ginocchio, che, però, non ne voleva sapere di passare. La vicenda si è anche tinta di giallo: Mbia, per i medici, era guarito, ma continuava a lamentarsi. Poi il tecnico Deschamps gli ha dato il permesso di tornare a casa e il giocatore si è rivolto a uno stregone. Risultato? Manco a dirlo, la guarigione.
I “maligni”, in verità, hanno scritto che c’entrava il contratto. Non a caso Mbia (che ora è di nuovo ai box) è guarito poco dopo il prolungamento con tanto di ritocco dell’ingaggio. Cattiverie da bar: poca cosa rispetto al potere della stregoneria.