ROMA – Carlo Bonini, giornalista de “La Repubblica”, ha rivelato che ci sarebbero speaker radiofonici e giornalisti che provano a devastare l’immagine pubblica del dg giallorosso Franco Baldini e dell’avvocato Mauro Baldissoni.
Secondo il giornalista la Digos li ha smascherati e ora sono tutti indagati per diffamazione.
I diretti interessati –  Mario Corsi, Giuseppe Lomonaco e Roberto Renga –  hanno risposto prontamente al giornalista affermando la loro estraneità ai fatti. I tre presunti indagati hanno affermato a chiare lettere che la questione è passata nelle mani dei loro avvocati.  Riportiamo il testo integrale dell’articolo de “La Repubblica” e la risposta di Corsi, Lomonaco e Renga.
“Fai presto a dire “Progetto”. E hai voglia a spiegare agli americani dove sono finiti. La “As Roma” sarà anche “bostoniana”. Ma Roma, resta Roma. E passerà del tempo prima che Trigoria si liberi dell’assedio miserabile di questuanti e diffamatori. Dal berciare di certi “opinionisti” (si fa per dire), dal risentimento degli “esclusi” dalla nuova proprietà . Storia delle ultime due settimane. Roba stracciona da “soliti ignoti”, risolta da un’indagine della Digos coordinata dal Procuratore capo reggente Giancarlo Capaldo.
Alla vigilia dell’ultimo derby, la “Iena” Paolo Calabresi viene avvicinato da un giornalista ormai in pensione, Roberto Renga, già “firma” di Paese Sera e Messaggero, portata in palmo di mano dalla vecchia proprietà . L’uomo dice di avere documenti in grado di devastare l’immagine pubblica e privata di Franco Baldini, direttore generale del club, e di Mauro Baldissoni, avvocato membro del cda. Si tratta di “trascrizioni di sms” – farfuglia, mostrando due fogliacci compilati a mano libera da chi sa chi – che dimostrerebbero (pensate…) che i due sono massoni (come indicherebbe un umoristico anagramma, “tfa”, triplice fraterno abbraccio) e che, naturalmente, il nuovo gruppo dirigente fa “la cresta” sul calciomercato.
La “Iena” cui il falso appare macroscopico, registra di nascosto la conversazione. Il nastro finisce alla Digos, dove vengono ascoltati come testimoni Baldini, Baldissoni e il ds Walter Sabatini. Nella stangata “stracciona” – accerta rapidamente l’indagine con pedinamenti e testimonianze – Renga ha dei compagni di merende. Suo figlio Francesco e un paio di voci delle radio libere. Giuseppe Lo Monaco e Mario Corsi, detto “Marione”. Un tipo con un passato neofascista che, da anni, usa il microfono come un randello. Ora sono tutti indagati per diffamazione. Mentre la Digos, pochi giorni fa, ha bussato a casa Renga, dove ha recuperato le prove del falso da “soliti ignoti”. Dunque, chi vive a Roma, oggi accenda la radio. Ci sarà da ridere. O da piangere. Dipende dai punti di vista”.
”Io vado a dormire tranquillo, non mi e’ mai passato per la testa di usare la mia professione se non per motivi professionali”. Cosi’ il giornalista, Roberto Renga, il cui nome secondo il quotidiano ‘la Repubblica’ sarebbe inserito tra quello degli indagati per tentata truffa e diffamazione ai danni della Roma e di alcuni suoi dirigenti, replica attraverso le frequenze di Radio Radio sul suo coinvolgimento nella storia.
”Non ho mai pensato di truffare la Roma – le sue parole all’emittente radiofonica -. Ero abituato per altri motivi a finire sui giornali. Ma solo su una testata e’ uscito il mio nome. Si sapra’ al momento del dibattimento quello che e’ realmente accaduto”.
Mario Corsi e Giuseppe Lomonaco hanno parlato dai microfoni di “Te la do io Tokyo” affermando che si tratta di un articolo totalmente inventato e che la questione è già passata nelle mani dei loro avvocati. I due speaker radiofonici hanno deciso di autosospendersi fino a quando non verrà fatta chiarezza su questa questione.